Corriere della Sera

Sinistra pd, cresce la tentazione del No

La minoranza alza l’asticella delle richieste. E Orfini: nei ritagli di tempo dovremmo batterci per giugno

- Monica Guerzoni

Matteo Renzi si augura che si diradi la nebbia delle polemiche e si scorga, finalmente, «il panorama» che si apre di fronte agli occhi dei sostenitor­i del Sì: un’Italia senza più inciuci e larghe intese, dove i politici, ridotti di numero, non restino incollati alla poltrona. Ma se il premier invita a entrare nel merito della riforma costituzio­nale, nel Pd cresce il fronte dei dubbiosi. La minoranza alza (di molto) l’asticella delle richieste e Matteo Orfini, per la prima volta, lascia cadere parole che sanno di critica e disimpegno.

Sull’Huffington, il presidente del Pd ammonisce i dirigenti: «Ricordo che uno dei principali insegnamen­ti del Pci era non scaricare le tensioni politiche sulle istituzion­i». Monito rivolto «a tutti, dal segretario fino all’ultimo parlamenta­re». Se poi vincono i no e la legislatur­a costituent­e si ferma? «A quel punto si vota». E c’è dell’altro. Perché Orfini, i cui «turchi» non avrebbero apprezzato il sapore un po’ «grillino» di alcuni slogan della campagna #bastaunsì, ricorda che «nei ritagli di tempo» il Pd dovrebbe battersi per vincere le Amministra­tive. Messaggio rivolto più alla maggioranz­a che alla sinistra, impegnata per sostenere i sindaci e però disimpegna­ta sul referendum.

È sempre più difficile per la minoranza sostenere la posizione del Sì, assunta per coerenza dopo il voto in Parlamento. «Se si cambiano le carte in tavola, io mi sento libero», va dicendo Pier Luigi Bersani. Il quale, stufo della «demagogia» con cui Renzi rischia di «spaccare il campo democratic­o», ha incassato come un cazzotto le parole di Maria Elena Boschi sui partigiani «veri». E adesso, per confermare il suo appoggio, l’ex leader del Pd pone una lunga serie di condizioni. La prima è una proposta di legge per l’elezione diretta del Senato e l’ultima, in ordine di tempo, il doppio turno di collegio al posto dell’Italicum. Bersani insomma vorrebbe votare sì, ma ammette di essere tentato dal no: «Se le cose vanno avanti così, tra quattro mesi L’ex segretario Le condizioni di Bersani: Senato a elezione diretta e doppio turno di collegio al posto dell’Italicum

ci troviamo tra le macerie del campo democratic­o. Renzi deve tener conto delle obiezioni non irragionev­oli del no».

La Cgil di Susanna Camusso non si schiera, ma boccia la riforma Renzi-Boschi.

E poiché Gianni Cuperlo teme che il referendum sarà il vero congresso del Pd, si potrebbe pensare che la minoranza stia cercando alibi per smarcarsi.

Roberto Speranza assicura che la sinistra «non cerca scuse » , non progetta alcuna «escalation verso il no». Eppure, lo sfidante di Renzi alla segreteria avverte: «Questo clima da scontro di civiltà non aiuta a decidere i tanti che hanno dubbi. Invece di intercetta­re gli indecisi, sembra che Renzi voglia spingerli verso il no». Ecco, a sinistra aleggia il sospetto che il leader voglia costringer­li allo strappo, per veleggiare verso il partito della nazione. «Se vogliono cambiare l’elettorato del Pd, per noi non è accettabil­e — ammonisce Speranza —. I tanti che voteranno no potranno restare, o saranno fuori ?».

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