Berlusconi: il leader lo fa chi ha più consensi
Il messaggio sul post Amministrative. A Roma «passa Marchini, altrimenti al ballottaggio sosterremo Meloni»
Un uomo «del fare», uno che venga «dalla trincea del lavoro», e che abbia il vento in poppa «dei sondaggi e del partito con più voti», sarà il nuovo leader del centrodestra moderato. Nell’area vasta e abbandonata che fu del Popolo delle Libertà, le carte continua a darle Silvio Berlusconi. E se si tratta di tracciare gli identikit dei suoi possibili successori, i profili vincenti fissati nella testa del Cavaliere assomigliano più a quelli dei «cavalieri del lavoro», Alfio Marchini e Stefano Parisi, piuttosto che alla fotografia del politico arrembante Matteo Salvini: «Io sono portato a scegliere nella direzione di un leader che non venga dalla politica... Chi fa politica sa solo comunicare... I problemi che si pongono a un premier o a un sindaco sono di intervento sulla realtà per arrivare a soluzioni concrete».
A Porta a Porta condotta da Bruno Vespa (RaiUno), Berlusconi fa sentire la sua voce a dieci giorni dalle elezioni amministrative: «Marchini andrà al ballottaggio a Roma». «E se non ce la fa?», insiste il conduttore. «Ce la farà. Altrimenti staremo dalla parte della Meloni», risponde il Cavaliere che sta coltivando con molta dedizione «la riscossa di Milano», ovvero la vittoria di Stefano Parisi su Giuseppe Sala, che lo renderebbe l’uomo più felice del mondo. Senza dimenticare Napoli (e Caserta) dove Berlusconi sbarcherà sabato e domenica per appoggiare i candidati del centrodestra.
Il Cavaliere però pensa sempre al «gioco grande», al governo del Paese: «Sono deluso dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che ancora non prende in considerazione un procedimento che riguarda un leader politico il cui destino (la decadenza dal Senato a causa di una condanna passata in giudicato per frode fiscale, ndr) ha ricadute sul Paese... Con Berlusconi in campo oggi ci sarebbe il centrodestra, senza di me c’è la sinistra».
Ma poi sulla critica alla leadership del premier Matteo Renzi, l’ex presidente del Consiglio non spinge più di tanto sull’acceleratore: «Renzi ha una bulimia di potere che spaventa. Se io avessi fatto la metà delle cose ha fatto lui, ad esempio in Rai, sarebbe scoppiata la rivoluzione. Renzi occupa militarmente tutto l’occupabile, anche la Rai», dice il Cavaliere ospite dello storico studio di via Teulada della tv pubblica. Poi il Cavaliere azzarda: «Renzi, comunque, non lo vedo come il mio erede. Le cose che fa le fa per il suo interesse...».
Berlusconi mostra di non essere tenero con Denis Verdini, suo braccio destro per molti lustri ora «passato al nemico» con una truppa di parlamentari e amministratori locali eletti con Forza Italia: «Lui ha deciso che Renzi poteva essere il vincitore prevalendo su di noi. Quella di Verdini è stata una scelta politica... Non perdono Verdini ma non sono capace di portare rancore verso di lui». Così a chi inocula il sospetto di un Verdini incaricato di curare presso il giro renziano più stretto gli interessi delle aziende di Berlusconi, l’interessato risponde secco: «Verdini tramite tra me e Renzi? Assolutamente irrealistico, io sono completamente dall’altra parte di Renzi».
Sono deluso dalla Corte di Strasburgo: ancora non valuta un procedimento su un leader politico il cui destino ha ricadute sul Paese
Verdini tramite tra me e Renzi? Assolutamente irrealistico, io sono completamente dall’altra parte di Renzi