Corriere della Sera

Il «baratto parziale», la ricetta di Raggi per affrontare la crisi

- Di Ernesto Menicucci

Chi è Virginia Raggi, 37 anni, M5S, in corsa al Campidogli­o L’ultima, ma solo in ordine cronologic­o, è la proposta sul «baratto parziale». Un sistema tipo il «Sardex», attivo in Sardegna, oppure il «Tibex, già attivo a Roma e nel Lazio», che introduca una sorta di «monete complement­ari». È la «ricetta» di Virginia Raggi, l’avvocato a Cinque Stelle che sogna di governare la Capitale, per affrontare la crisi economica che attanaglia non solo Roma. Per carità, non siamo alle famose «scie chimiche» denunciate dagli esponenti di M5S, ma in questa campagna elettorale la grande favorita per il Campidogli­o si è distinta anche per alcune idee stravagant­i. Come la «funivia» per fluidifica­re il traffico, oppure i «pannolini lavabili» per combattere il problema dei rifiuti. Ora arriva il «baratto», inteso come scambio di servizi tra imprese o di sconti per i cittadini. Poi c’è il debito del Comune: ma lì servono soldi veri, non «complement­ari». potrà mai essere un modello esportabil­e a Roma»; di là c’è Lupi, che ricorda come «l’unico centrodest­ra di governo è a guida moderata».

Finora le scosse non erano state percepite. Ma avvicinand­osi la data del voto, e soprattutt­o avvicinand­osi Parisi a Sala nei sondaggi, il capo del Carroccio ha iniziato un pressing asfissiant­e sul suo stesso candidato, provocato a più riprese sul referendum costituzio­nale, invitato alla manifestaz­ione per il No, «perché — dice Salvini — sono certo che Stefano si schiererà con il Sì dopo le elezioni». «Stefano» per il momento non intende fare outing e sfugge alla marcatura con l’abilità di chi conosce la politica per averla frequentat­a: «Sono allenato ai dribbling...». Si vede.

Se i sospetti del segretario leghista fossero fondati, se gli indizi raccolti (e consistent­i) diventasse­ro una prova, un ulteriore terremoto scuoterebb­e il centrodest­ra. Ecco il terzo punto della faglia, che corre lungo la linea marcata dalle Amministra­tive e dal referendum. Una vittoria a Milano del centrodest­ra e un successivo appoggio alle riforme, trasformer­ebbe il mondo che fu berlusconi­ano. Tanto da dividerlo per sempre. A meno che, a quella scossa, non seguissero altre scosse e la fase di assestamen­to non finisse per inghiottir­e le ambizioni di Salvini, portando ad altri equilibri dentro la Lega. Ma gli effetti dirompenti si avrebbero anche se il terremoto avesse uno sviluppo diverso, e il segretario del Carroccio riuscisse a imporsi sugli alleati. Perché sono due placche tettoniche, due diversi modelli destinati a scontrarsi. Perciò tutti si preparano al «Big One».

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