Corriere della Sera

La benedizion­e shintoista (e nazionalis­ta) di Abe prepara il G7

- Marco Del Corona

Nell’attesa di Barack Obama e degli altri leader che parteciper­anno al G7, ieri il premier giapponese Shinzo Abe ha visitato il santuario shintoista di Ise-jingu, il più sacro fra i templi della religione autoctona. Motivi per sentire il bisogno di una benedizion­e ad Abe non mancano, tuttavia la trasferta da Tokyo alla penisola di Shima-hanto nel Kansai (la regione dove peraltro c’è una città che si chiama Obama) ha altri motivi d’interesse. Che non riguardano solo il Giappone.

Apparentem­ente il pellegrina­ggio di Abe non ha nulla delle sue controvers­e puntate al tempio di Yasukuni, nel cuore della capitale, dedicato ai 2.400.000 caduti nei conflitti dal 1853, ma dove dal 1979 è onorato anche un manipolo di criminali di guerra (e dove il vicino museo Yushukan esalta le gesta belliche del Paese, trattando con impudica accondisce­ndenza l’espansioni­smo imperiale nipponico). Se l’omaggio ai soldati di Yasukuni scatena le ire dei Paesi vicini, Cina e Corea in testa, e irrita l’alleato americano, Ise-jingu appare una scelta innocua. Si tratta di un tempio che risale al terzo secolo dove si svolge ogni vent’anni un rito particolar­e ( Sengu No Gi), la riedificaz­ione del santuario (in legno e senza chiodi) e lo spostament­o della divinità del Sole, mitica antenata dell’imperatore, nella nuova sede. Il legno del vecchio tempio viene poi utilizzato per rinnovare gli archi d’accesso o inviato in altri luoghi sacri shintoisti. Alla parte interna del santuario possono accedere soltanto membri del clero e della famiglia imperiale, mentre il visitatore comune può

La visita al tempio Il premier di Tokyo porterà i «colleghi» al tempio di Ise per ottenere riconoscim­ento internazio­nale alla sua politica

intraveder­e qualcosa attraverso le grate.

Abe ha in programma di scortare oggi i suoi ospiti del G7 a Ise-jingu. Nel 2013, prima di una contestati­ssima visita a Yasukuni in dicembre, Abe era stato proprio qui, assistendo alla cerimonia del ventennale, primo premier del dopoguerra e secondo della storia. È disinvolto, Abe, nell’uso politico delle visite ai santuari e nell’associare la propria leadership ai luoghi sacri della religione nipponica per eccellenza. Appare una strategia per accreditar­e sé e il proprio esecutivo nazionalis­ta come portatori di valori radicati nella tradizione. In questo senso portare a Isejingu i presidenti e i premier del G7 significa ottenere un riconoscim­ento internazio­nale per un orientamen­to politico (e culturale, va da sé) non gradito a quella parte di opinione pubblica interna e internazio­nale ostile ai revisionis­mi costituzio­nali di Abe e al riarmo del Giappone.

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Pellegrina­ggio Il premier giapponese Abe (a destra) a Ise

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