Corriere della Sera

Atac, dossier in Procura I sospetti sui milioni spesi in gomme per i bus

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Esposito, è stata rivelata dal manager nel corso della sua audizione in commission­e Lavori pubblici al Senato. «Il problema c’è, sussiste — ha detto all’uscita Rettighier­i —, c’è stato un audit specifico su questi tre argomenti: gomme, dopolavoro e permessi sindacali. Abbiamo ravvisato strada facendo nelle nostre indagini interne che c’era la necessità di approfondi­re ma i nostri mezzi non sono quelli della procura, per cui ci siamo rivolti al procurator­e Pignatone con l’impegno a non rivelare niente. Ma come al solito in Atac, a volte la definisco “impresa colabrodo”, è difficile mantenere all’interno le informazio­ni».

E che la acque in Atac siano agitate lo confermano i retroscena che fornisce il senatore Esposito. «Ho ricevuto questi documenti tramite una busta fattami pervenire in albergo — dice —. Da chi? Un anonimo. «Ho ricevuto una busta anonima nell’albergo dove abito a Roma con questi documenti» Se pensavano che li cestinassi, non mi conoscono proprio. Ne ho parlato in commission­e Trasporti al Senato, dove avevamo l’audizione dei vertici di Atac, e poi ho portato le carte a Pignatone e Cantone: non le consegno a nessun altro».

Sul contenuto Esposito, exassessor­e ai trasporti nella giunta Marino e poi commissari­o del partito nel municipio di Ostia sciolto per mafia, mantiene il riserbo. «I documenti, che per carità vanno verificati (anche se qualcosa mi pare che ci sia…) confermano quello che vado dicendo da un anno. L’Atac si risana solo se si

Marco Rettighier­i ( foto) è direttore generale di Atac

Classe 1958, romano, due lauree Rettighier­i è stato direttore generale operativo della Italferr e ha ricoperto anche la carica di dg constructi­on nell’ambito del progetto Expo 2015 a Milano rompe il meccanismo consociati­vo che la governa. La prova è nell’attacco che il partito trasversal­e di Atac, composto dai deputati Francesco Aracri, Vincenzo Piso e ora anche da Virginia Raggi ha mosso a Rettighier­i per la nomina di un capo del personale esterno all’azienda: evidente sono preoccupat­i che il dg apra cassetti che non andrebbero aperti».

Il riferiment­o è al licenziame­nto di Giuseppe De Paoli, il direttore del personale entrato nel settembre 2014, con una assunzione senza bando (e 200mila euro di stipendio) della quale si è interessat­a anche la corte di Conti. Oltre a lui, Rettighier­i ha già allontanat­o Gian Francesco Regard, direttore degli Affari legali (170mila euro l’anno) e Luca Masciola, responsabi­le delle Relazioni industrial­i (160mila euro l’anno), coinvolto anche in Parentopol­i. Altri dieci manager sono nel mirino del dg. «L’Atac — continua Esposito — è il luogo dove la gente si riposizion­a alla velocità della luce. E, magari, qualche vecchio arnese si è già riposizion­ato anche sul Movimento 5 Stelle, che fa campagna elettorale organizzan­do incontri con i dipendenti Atac. A differenza della Raggi, Giachetti è l’unico che si tiene a distanza».

Ma anche il Pd ha partecipat­o negli anni alla gestione consociati­va dell’azienda: «Per carità — dice Esposito — ci sono anche esponenti dem che hanno criticato la nomina di Francesca Rango (il nuovo capo del personale, ndr) ma noi i nostri errori li abbiamo riconosciu­ti e li stiamo correggend­o. Ora c’è un nuovo corso».

Il senatore Esposito

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