«Come una palestra della sottrazione Non serve l’arredo, basta la prospettiva» «U
na stanza in cui vale la pena passare la notte. È la frase scritta nel quadretto di Max Ernst The Master’s Bedroom , datato 1920, che abbiamo messo all’ingresso del nostro allestimento». Come l’esergo di un libro, che ne riassume l’intero significato, «questo quadretto, che ricontestualizza in un ambiguo acquerello i disegni di un sussidiario scolastico spiega quel che vogliamo fare qui: rimettere cose in prospettiva».
Proprio «In prospettiva» si intitola la stanza creata in Triennale da Elisabetta Terragni, architetto ed erede del padre del razionalismo italiano Giuseppe: un ambiente complicato da una serie di leggere distorsioni prospettiche, «che se guardi dalle finestre sembra profondissimo. Sulle pareti un disegno anamorfico, che cioè muta secondo il punto di vista ottico da cui lo si vede, si rivela solo stando in un angolo preciso dell’ambiente per ciò che è: un’immagine intera, scomposta su più pareti».
Tra le stanze del percorso, solo la sua rimanda a una coppia: a «due individui», scrive Terragni nel testo introduttivo, «che la abitano e possono anche non vedersi, quasi mancarsi». Un’impresa muovendosi nella «contrainte», la sola data ai progettisti dagli organizzatori della mostra, della misura: 5 metri per 5. «Parlo anche di una coppia di amici, o di un padrone di casa e un Anamorfismo Sopra, «In prospettiva». In basso, Terragni ospite. È comunque essenziale, in una casa anche minuscola, che ci sia questa possibilità di non stare insieme».
Una solitudine (cercata) che esprime il motivo dominante del progetto: la sottrazione. «Non ci sono mobili, ad arredare la casa è la prospettiva». In contrasto con lo spirito di accumulo che contraddistingue, spesso, le nostre case. «In contrasto aperto: io vorrei che imparassimo ad accontentarci, ad agire sapendoci vincolati dalle nostre possibilità, con misura; a non desiderare sempre di ingrandirci. Una casa si pensa anche così, in relazione ad aspetti sociali, finanziari, di sostenibilità ambientale. Mica solo a gusto. Io ci sono abituata, vivo tra Como e New York dove ho una casa di 50 metri quadri. E amo viaggiare leggera».
Quando si è in due, è necessario avere il modo di non vedersi
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