Corriere della Sera

«Nel mio appartamen­to liquido niente divano e il corridoio si riscatta» «U

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no spazio deve dare regole a chi ci sta dentro. Non essere una specie di palestra per bambini come questi open space di Milano, deprivati della loro natura di luminose tane d’artista, senza finestre, coi mobili tutti ammassati alle pareti».

C’è un’ironica severità nella descrizion­e che Manolo De Giorgi fa del suo «spazio continuo» esposto in Triennale con il titolo, severo anche quello, di «Circolare circolare». E infatti numerose regole — «muoversi, transitare, vivere» — si respirano chiarament­e nell’ambiente che l’architetto milanese si è inventato per sviluppare, in 5 metri per 5, la sua visione dell’abitare. «La funzione dello “stare”, da cui deriva la parola “stanza”, è ormai più che discutibil­e. In casa ci muoviamo, molto più che stare fermi in un ambiente. Il simbolo di questo declino dello stare? Il divano. Nella mia installazi­one non c’è, c’è solo un day bed che fa da letto e da spazio per sedersi, perché facciamoci caso: quando si invita gente, si finisce per stare tutta la sera a tavola, chi si sposta più in salotto?».

Ed è la tavola la «tolda di comando» della casa immaginata in «Circolare circolare». Attorno, e accanto, si sviluppa uno spazio continuo, «ma non open, non aperto, una specie di nastro che è l’asse portante dell’ambiente. Io avverso la visione tradiziona­le dello spazio in cui corridoi e atri sono Colore continuo Sopra, «Circolare circolare». Sotto, De Giorgi comprimari sfigati. Per me è proprio il contrario».

E se in questa casa dove l’imperativo è muoversi, anzi «circolare», sembra venire meno l’esigenza umana del riposo, dell’intimità, non è un’impression­e sbagliata: «Questo non è un ambiente da meditazion­e», sorride De Giorgi, «ma del resto le case lo sono sempre meno, sono sempre più spazi di transito, somigliant­i a mezzi di trasporto». Come le vite di chi ci vive: non a caso, in mostra, il testo abbinato a questa stanza è Modernità liquida (2000) di Zygmunt Bauman. «Non l’ho letto, ma l’aggettivo liquido è calzante. Patisco la staticità di una stanza quadrata. E lo spazio deve essere come un piano sequenza, funziona se posso filmarlo in una sola inquadratu­ra, tutto di fila, senza staccare mai».

La casa è uno spazio di transito: patisco la staticità delle stanze

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