Corriere della Sera

Quanti legami nati attorno al legno

- Di Maurizio Riva*

Io sono uno a cui piace aggregare: arte e legno, design, letteratur­a e legno, il trait d’union che so offrire a questi mondi è il mio: il legno. Alla Triennale abbiamo realizzato una delle undici «Stanze», quella dell’architetto Andrea Anastasio; alla Fabbrica del Vapore ho portato alcuni pezzi in cedro per la mostra «New Crafts», e così via. Quando crei una rete, aiuti tutto un territorio, per me la Brianza, ma direi anche l’Italia, a raccontars­i. Io lavoro volentieri per gli architetti; e loro vengono volentieri nel mio Museo del Legno, a Cantù, agli incontri che facciamo con la gente: arrivano a centinaia per Michele De Lucchi, Alessandro Mendini, Antonio Citterio. E io sono contento di vedere che seicento persone delle mie parti, di Milano, di Como, anziché guardare la tele sono venute a sentire Mendini: uno quando muore vorrebbe avere lasciato qualcosa. E io oltre alle mie figlie, Monica ed Elena, entrambe quarta generazion­e di Riva che lavora nei nostri uffici di Cantù, dal 1920; a parte loro, io vorrei lasciare queste mescolanze. Da cui nascono idee come i mobili di legno delle barrique di San Patrignano: la comunità buttava 300 botti l’anno, io ho preso trenta designer e non le buttano più. O le briccole di Venezia: sono i pali delle gondole, dopo un po’ van sostituiti. Anche per l’azione di un mitile, la teredine marina, che ci si intrufola e ne fa un merletto. Praticamen­te i mitili lavorano per me, e gratis! Con questo legno facciamo una serie che ha successo. E abbiamo potuto pensarla perché un giorno ci siamo seduti a tavola io, i designer, i veneziani che gestiscono lo smaltiment­o delle briccole. Così si fa cultura: insieme. (*contitolar­e dell’azienda Riva1920;

testo raccolto da Irene Soave)

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