Festa Coldplay Addio al rock
Il tour In Francia il primo concerto europeo della band britannica Il nuovo show rilancia l’ultima svolta pop tra coriandoli e braccialetti Martin: facciamo le nostre cose, pazienza se non piacciono a tutti
(Francia) Braccialetti luminosi che si accendono a ritmo di musica, esplosioni di nuvole di coriandoli, palloni gonfiabili oversize, fuochi d’artificio, fan con costumi da elefante e scimmione come citazione dei loro video preferiti. Il concerto che riporta i Coldplay dal vivo in Europa dopo 4 anni di attesa è una grande festa di compleanno. Un trionfo di colori arcobaleno, sentimenti positivi e canoni pop. Il rock, per chi non lo avesse capito con l’ultimo album «A Head Full of Dreams» (doppio platino in Italia), è alle spalle.
Lo stadio Charles Hermann è blindato, code lunghissime e poco organizzate per i 56 mila (sold out) causa controlli di sicurezza straordinari, tanto che durante lo show Chris Martin ringrazia tutti per i sacrifici fatti, dal traffico al casino all’ingresso. Numerose le presenze dall’Italia visto che per ora non ci sono date nel nostro Paese anche se la band ha annunciato che il calendario verrà presto rimpolpato con nuovi appuntamenti in Europa.
La registrazione della pucciniana «O mio babbino caro» con la voce della Callas e uno spezzone del discorso sul potere preso dal Grande Dittatore di Chaplin introducono lo show. I braccialetti si accendono, pim-pum di fuochi manco fossimo a Piedigrotta e via con « A Head Full of Dreams » . Quando i cannoni sparano un arcobaleno di coriandoli al passaggio di Chris, l’effetto visivo è spettacolare. I bracciali, simili a quelli del tour precedente ma questi suonano anche, diventano gialli. Ovviamente è il momento di «Yellow», unica presenza in scaletta da quel capolavoro fra rock, melodia e malinconia che fu «Parachutes», il loro album di debutto del 2000. Poco spazio anche per i successivi «A Rush of Blood to the Head» («The Scientist» e «Clocks»), «X&Y» («Fix You») e «Viva la Vida» (la title track). Non è un caso che siano i pezzi più pop di quei dischi quelli scelti per la scaletta, quasi a dimenticare quando i Coldplay erano una rock band pronta a sostituire Oasis e Radiohead che, per motivi diversi all’alba del nuovo millennio, avevano mollato il colpo nella rincorsa agli U2.
Il pubblico li ha seguiti nel rinnegare il passato. La reazione della platea è più intensa su «Paradise», che si allunga in un finale strumentale house (e qui l’effetto del mare di led colorati dei bracciali è potente), o sulla recente «Adventure of a Lifetime», più di quanto non lo sia il coinvolgimento sui classici. Proprio durante «Adventure», Chris grida più volte il nome della nuova fidanzata, l’attrice Annabelle Wallis. Ecco da dove viene tutta questa positività, questa contagiosa voglia di abbracciare tutti che cancella le oscurità di «Ghost Stories», il disco del 2014 che rifletteva, nei testi e nelle atmosfere, il divorzio da Gwyneth Paltrow. Un momentaccio, tanto che Chris non aveva fatto interviste per lanciarlo e non c’era stato nemmeno un tour.
La band a un certo punto si sposta sul palchetto con video-pavimento ricavato alla fine di una lunga passerella che taglia il prato. Le riprese dall’alto, trasmesse sui megaschermi, sono suggestive: un caleidoscopio di colori, animazioni dalle suggestioni jap e richiami alle armonie geometriche dei mandala indiani. L’omaggio a David Bowie è una fin troppo alleggerita e banalizzata «Heroes». Un terzo palco immerso nella platea ospita il momento acustico in cui viene inserito il brano richiesto via video sui social network dai fan (l’altra sera «Us Against the World»).
«Facciamo le nostre cose — aveva detto a Rolling Stone Chris Martin —. Se non ti piacciono pazienza». A confermare che la scelta pop è ormai diventata irreversibile ci sono i bis. Tradizione vuole che il finale di un concerto ospiti i classiconi, ma qui tutto riservato alla produzione più recente: «Amazing Day», «A Sky Full of Stars» e «Up&Up».