Corriere della Sera

Ventura promosso dai senatori azzurri Tavecchio lavora anche per il sì politico

Palazzo Chigi smentisce il tifo per Montella, la strada è in discesa per l’ex tecnico granata

- DAL NOSTRO INVIATO a.b. Alessandro Bocci

Telefoni caldi e nervi tesi. Antonio Conte tira il collo agli azzurri dentro il fortino di Coverciano, ma al centro della scena c’è Giampiero Ventura. Non è più l’allenatore del Torino, che ha ufficializ­zato Sinisa Mihajlovic e non è ancora quello della Nazionale. Ma è lui l’uomo scelto da Tavecchio per guidare l’Italia attraverso le forche caudine del Mondiale 2018. E per adesso non ci sono passi indietro. Soltanto un rallentame­nto che ha fatto nascere sospetti, tensioni, malumori.

Caos calmo in un mercoledì non propriamen­te da leoni. Tavecchio ha frenato sotto lo striscione dell’ultimo chilometro, lasciando perplesso Lippi che la scelta di Ventura non solo l’aveva appoggiata ma anche sostenuta. «Datemi tempo», lo slogan del presidente federale, a caccia di consenso ampio pensando anche alle elezioni federali del prossimo gennaio. Su Ventura, però, si registra una certa convergenz­a. Il Coni, informato tempestiva­mente dallo stesso Tavecchio, non si è opposto. Per Malagò è Lippi l’uomo di garanzia. E anche i senatori della squadra hanno votato Ventura: prima Buffon e ieri Bonucci, che con l’ormai ex tecnico granata ha esordito in A. «Ha un’idea precisa di gioco ed è quello che serve a noi».

Tavecchio, dunque, non è solo. E se il parere dei giocatori azzurri è importante, quello del capo dello sport è fondamenta­le come recita l’articolo Fedelissim­i Daniele De Rossi, Antonio Candreva, Emanuele Giaccherin­i e Marco Parolo al lavoro con la maglia azzurra (Getty Images) La maledizion­e del centrocamp­ista centrale: fuori Marchisio e Verratti, fermi Thiago Motta e Montolivo (forse oggi la risonanza decisiva per entrambi), ai box è finito anche Daniele De Rossi che ieri pomeriggio non si è allenato per un fastidio al tendine d’Achille, il problema che lo ha tormentato tutta la stagione. Oggi sono in programma gli accertamen­ti di rito. La situazione è surreale. A Coverciano partitella con il 3-5-2: Jorginho a menare le danze in mezzo al campo, Barzagli-Bonucci-Chiellini in difesa, Pellè e Immobile in attacco. Bonucci (foto) indica la strada per l’Europeo e bastona Balotelli: «Partiamo in seconda o terza fila, sta a noi ribaltare i giudizi. Mario doveva essere intelligen­te e cambiare. E invece non lo ha fatto. Qui non è importante il singolo ma il singolo al servizio della squadra. Non servono primedonne». Più chiaro di cosi. in Figc. Non potrebbe essere altrimenti: politica e calcio non possono avere punti in comune e non ci possono essere ingerenze.

Ma qualcosa è successo. Il rallentame­nto è sotto gli occhi di tutti. Ventura era stato convocato a Firenze martedì e avrebbe dovuto incontrare sia Lippi sia Tavecchio. Invece l’allenatore, che non ha ancora rescisso il contratto con il Torino, ora è a Bari in attesa di una nuova chiamata. L’incontro slitta, probabilme­nte, alla prossima settimana. Ma l’attesa genera confusione. E la confusione rischia di far saltare i nervi a qualcuno. Tavecchio però non rimane con le mani in mano. «Sta facendo adesso quello che doveva fare prima», sussurrano. Cioè informare le componenti e i presidenti della serie A. Cercare di capire quanto è forte nell’ambiente federale il partito del no a Ventura e soprattutt­o se intende alimentare la battaglia o finirla qui.

Tavecchio sta ricorrendo alla diplomazia per trascinare dalla sua parte le anime contrarie e per arrivare ad una scelta condivisa il 7 giugno al Consiglio Federale. Quel giorno l’Italia avrà il nuovo allenatore. E dovrebbe essere Ventura. Ma attenzione ai colpi di scena, sempre possibili quando le vicende diventano così tormentate. E a non indispetti­re il futuro c.t., che ha dato priorità alla Nazionale ma è corteggiat­o da almeno tre società (una è il Palermo) pronte a sfruttare lo stallo federale.

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