Ventura promosso dai senatori azzurri Tavecchio lavora anche per il sì politico
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Telefoni caldi e nervi tesi. Antonio Conte tira il collo agli azzurri dentro il fortino di Coverciano, ma al centro della scena c’è Giampiero Ventura. Non è più l’allenatore del Torino, che ha ufficializzato Sinisa Mihajlovic e non è ancora quello della Nazionale. Ma è lui l’uomo scelto da Tavecchio per guidare l’Italia attraverso le forche caudine del Mondiale 2018. E per adesso non ci sono passi indietro. Soltanto un rallentamento che ha fatto nascere sospetti, tensioni, malumori.
Caos calmo in un mercoledì non propriamente da leoni. Tavecchio ha frenato sotto lo striscione dell’ultimo chilometro, lasciando perplesso Lippi che la scelta di Ventura non solo l’aveva appoggiata ma anche sostenuta. «Datemi tempo», lo slogan del presidente federale, a caccia di consenso ampio pensando anche alle elezioni federali del prossimo gennaio. Su Ventura, però, si registra una certa convergenza. Il Coni, informato tempestivamente dallo stesso Tavecchio, non si è opposto. Per Malagò è Lippi l’uomo di garanzia. E anche i senatori della squadra hanno votato Ventura: prima Buffon e ieri Bonucci, che con l’ormai ex tecnico granata ha esordito in A. «Ha un’idea precisa di gioco ed è quello che serve a noi».
Tavecchio, dunque, non è solo. E se il parere dei giocatori azzurri è importante, quello del capo dello sport è fondamentale come recita l’articolo Fedelissimi Daniele De Rossi, Antonio Candreva, Emanuele Giaccherini e Marco Parolo al lavoro con la maglia azzurra (Getty Images) La maledizione del centrocampista centrale: fuori Marchisio e Verratti, fermi Thiago Motta e Montolivo (forse oggi la risonanza decisiva per entrambi), ai box è finito anche Daniele De Rossi che ieri pomeriggio non si è allenato per un fastidio al tendine d’Achille, il problema che lo ha tormentato tutta la stagione. Oggi sono in programma gli accertamenti di rito. La situazione è surreale. A Coverciano partitella con il 3-5-2: Jorginho a menare le danze in mezzo al campo, Barzagli-Bonucci-Chiellini in difesa, Pellè e Immobile in attacco. Bonucci (foto) indica la strada per l’Europeo e bastona Balotelli: «Partiamo in seconda o terza fila, sta a noi ribaltare i giudizi. Mario doveva essere intelligente e cambiare. E invece non lo ha fatto. Qui non è importante il singolo ma il singolo al servizio della squadra. Non servono primedonne». Più chiaro di cosi. in Figc. Non potrebbe essere altrimenti: politica e calcio non possono avere punti in comune e non ci possono essere ingerenze.
Ma qualcosa è successo. Il rallentamento è sotto gli occhi di tutti. Ventura era stato convocato a Firenze martedì e avrebbe dovuto incontrare sia Lippi sia Tavecchio. Invece l’allenatore, che non ha ancora rescisso il contratto con il Torino, ora è a Bari in attesa di una nuova chiamata. L’incontro slitta, probabilmente, alla prossima settimana. Ma l’attesa genera confusione. E la confusione rischia di far saltare i nervi a qualcuno. Tavecchio però non rimane con le mani in mano. «Sta facendo adesso quello che doveva fare prima», sussurrano. Cioè informare le componenti e i presidenti della serie A. Cercare di capire quanto è forte nell’ambiente federale il partito del no a Ventura e soprattutto se intende alimentare la battaglia o finirla qui.
Tavecchio sta ricorrendo alla diplomazia per trascinare dalla sua parte le anime contrarie e per arrivare ad una scelta condivisa il 7 giugno al Consiglio Federale. Quel giorno l’Italia avrà il nuovo allenatore. E dovrebbe essere Ventura. Ma attenzione ai colpi di scena, sempre possibili quando le vicende diventano così tormentate. E a non indispettire il futuro c.t., che ha dato priorità alla Nazionale ma è corteggiato da almeno tre società (una è il Palermo) pronte a sfruttare lo stallo federale.