Corriere della Sera

Brizzi: «Un monaco guerriero Non mollerà fino all’ultimo»

- DALLA NOSTRA INVIATA Gaia Piccardi

«Il mio Vincenzo Nibali? Un monaco guerriero che non mollerà fino all’ultimo metro di questo Giro. Parlo da tifoso e da amico». E da scrittore-biografo. Enrico Brizzi, classe 1974, l’enfant prodige di «Jack Frusciante è uscito dal gruppo» (e molto altro), è il gregario di classe scelto dallo Squalo per raccontars­i nella biografia («Di furore e lealtà » ) uscita dopo il trionfale Tour 2014. Era sulle Dolomiti nel tappone sbranato da Chaves e sulla salita da Castelrott­o all’Alpe di Siusi, la cronoscala­ta che ha aperto la crepa in Nibali. «Per fortuna non l’ho visto gettare in terra la bici e scacciare via il tifoso: sarebbe stato doloroso».

Brizzi, per come conosce Vincenzo cosa si aspetta da qui a Torino?

«Molti altri si sarebbero già ritirati. Se il fisico lo sostiene, combatterà. Attaccherà in salita e in discesa. Le tenterà tutte. Ma gli altri hanno un vantaggio enorme: lo marcherann­o stretto».

Arrivare fino in fondo ne arricchirà l’epica?

«Chi ama le leggende del ciclismo, spesso vuole il lieto fine. Se però non sei un fruitore distratto delle due ruote, se come me tifavi per Nibali prima di conoscerlo, è ovvio che ritieni che la grandezza sia proprio nel non mollare nonostante la crisi. Salire sul podio e sorridere è più facile che restare in sella a lottare».

Perché si appassionò a lui prima che vincesse qualcosa?

«Perché è stato cresciuto dal padre nel culto di Moser, e io da bambino tifavo Moser. Perché ha scelto il suo destino giovanissi­mo: so cosa significa credere in qualcosa che si manifesta da ragazzo. E poi mi è sempre piaciuto chi è poliedrico in sella. Vincenzo sa fare la crono, va forte in salita, si butta giù in discesa come se non ci fosse domani».

A motivarlo non è mai stata la fame.

«Il padre, commercian­te, l’ha lasciato partire dalla Sicilia solo a patto che finisse le scuole superiori. Insieme, babbo e figlio, costruiron­o la sua prima bici. E, come tutti i timidi, Vincenzo in pubblico tira fuori poco di sé».

Com’è lontano dai riflettori?

« Per scrivere il libro per Mondadori ho passato un mese con lui tra Lugano, dove vive, e Mastromarc­o, in Toscana, dove è diventato un corridore. Ho visto il rustico di campagna dov’era alloggiato da ragazzo. Isolato, spartano. Ci vuole un’enorme forza di volontà per staccarsi a 15 anni dalle coccole di una mamma».

Cosa non sappiamo di lui?

«È di un’umiltà incredibil­e. Lo ricordo, dopo il Tour 2014, di ritorno da un allenament­o. Rachele non ci crederai, oggi mi hanno fermato almeno tre volte, disse alla moglie sinceramen­te stupito. Era un ciclista appena entrato nella leggenda».

Molti altri si sarebbero già ritirati Salire sul podio e sorridere è più facile che restare in sella a lottare

Cosa si augura?

«Spero in un guizzo, che salvi il Giro. E poi nell’oro olimpico a Rio. Se lo merita».

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy