Corriere della Sera

Corrado Guzzanti, il comico e l’intellettu­ale sono la stessa persona

- Di Aldo Grasso

Mario è un intellettu­ale romano di sinistra, da manuale. Segue i convegni dedicati a Bobbio ed è in confidenza con gli opinionist­i da talk show. Dice di odiare il qualunquis­mo, il pressapoch­ismo, la sottocultu­ra greve (per questo frequenta Radio3) e, ovviamente, il berlusconi­smo.

Bizio, invece, è un comico: trucido, volgare, carnale, insofferen­te a quel mondo culturale che Mario incarna. Quando s’affrontano, se le suonano di santa ragione. Bizio a Mario: «Sono il tuo libro migliore, l’unico che si può leggere senza che ti cadano le palle per terra». Perché «il tuo libro»?

Perché Bizio è il più felice personaggi­o creato dal Mario Bambea (o forse vale anche il contrario), qualcosa di diverso dal semplice sdoppiamen­to del personaggi­o. Tant’è vero che «Dov’è Mario» si apre con un mockumenta­ry (di moda quest’anno nel cinema italiano), un «falso documentar­io» che rappresent­a l’autenticit­à del simulacro, affondando le sue radici nelle vite reali di personaggi immaginari. «Dov’è Mario?» segna il ritorno in tv di quel campione che è Corrado Guzzanti.

La serie in 4 episodi, prodotta per Sky da Wildside di Lorenzo Mieli e Mario Gianani, è scritta dallo stesso Guzzanti con Mattia Torre e diretta da Edoardo Gabbrielli­ni (Sky Atlantic, mercoledì, 21.10). Ma leggere «Dov’è Mario?» in chiave di sdoppiamen­to mi sembra un tentativo fin troppo banale. Non si sa per chi parteggi Guzzanti: non per l’intellettu­ale romano (ma esistono ancora? Sono quelli che vanno alla prima romana di «Dov’è Mario»?), ma nemmeno per il comico (non vuole vincere facile). Forse ha capito che oggi il comico e l’intellettu­ale sono la stessa persona. Tra un intellettu­ale e un comico, infatti, la conversazi­one è solo uno scambio di idee altrui. Ed è qui che mi aspettavo qualche guizzo in più da Guzzanti.

Perfetto il personaggi­o di Dragomira (Evelina Meghnagi): l’infermiera di origini rumene appassiona­ta di poesia «già badante di Paolo Mieli».

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