Le staycation In ferie ma a casa
La regola numero uno: viaggiare senza muoversi troppo. Cosa si può fare? Moltissime cose: pic-nic, visitare musei mai visti, fare corsi intensivi
Con trasversalità liquida, staycation è un neologismo che incrocia economia, abitudini e scelte di vita, status che hanno presupposti diversi dal denaro, e un modo di viaggiare che esiste da sempre ma che solo negli ultimi dieci anni ha trovato una formula che la definisce: viaggiare senza muoversi da casa, con soluzioni pratiche e mentali. Staycation è l’unione di stare (a casa) e (va)canza. Le origini del termine risalgono al 2003 o al 2005 variamente accreditate al comico canadese Brent Butt o a un quotidiano della South Carolina. La formula ha avuto successo dopo la crisi economica americana del 2007/2008, creando un approccio alternativo alla vacanza, enfatizzando attività familiari e sociali spesso sacrificate per impegni di lavoro. In Europa ha cominciato a diffondersi dal 2009, prima come necessità di riduzione del budget e poi come scelta deliberata. I saggisti di turismo statunitensi Janet E. Dickinson e Les Lumsdon (autori di «Slow travel and Tourism») ricordano che il fenomeno «vacanza a casa» da mal vissuto è diventato rapidamente una scelta consapevole con risvolti anche ambientalisti, da vacanza a km zero; i due autori suggeriscono di rinunciare non solo all’aereo ma anche all’auto, puntando su mezzi di trasporto sostenibili.
Dal Forum di Viaggiaredasoli.net la psicologa Francesca di Pietro consiglia di ascoltare il più possibile i desideri «rimossi» prima di pianificare una staycation; c’è sempre nella propria città un luogo dove «saremmo voluti andare, ma che abbiamo sempre messo in fondo alle nostre mete». Ecco, un giorno di staycation può essere dedicato a quel luogo. È un ampliamento smart e 2.0 della «gita fuori porta»e include, in un raggio da un’ora a un’ora e mezzo di auto,