Corriere della Sera

L’arte va in deposito, senza scandalo: «Impossibil­e esporre tutto»

- Di Paolo Conti

Chissà, forse arriverà il giorno in cui si smetterà di alimentare in Italia il facile (e populista) luogo comune sui depositi dei musei: demonizzat­i come regni di polvere, di abbandono, di oblio, di colpevole negligenza. Il disastro parigino ha riportato alla ribalta ciò che al Louvre sanno benissimo: ovvero che i pezzi nei depositi sono 220 mila. Come avviene in Italia, in Spagna, in Gran Bretagna, in Germania e in Russia, ovvero in tutti i Paesi in cui la stratifica­zione storico-artistica dei beni culturali ha prodotto una mole di beni: esporli tutti insieme sarebbe impossibil­e. Spiega Antonella Recchia, attivissim­o segretario generale del ministero per i Beni e le attività culturali: «La cifra parigina non mi stupisce affatto. I musei sono composti dai grandi capolavori, anche di richiamo, e da collezioni che cambiano continuame­nte, alternando pezzi esposti a lungo con quelli conservati nei depositi, a Parigi come in Italia in eccellenti condizioni climatiche. Il deposito è utilissimo per gli scambi internazio­nali, per le mostre temporanee e per i periodi in cui, a turno, tutte le opere devono essere doverosame­nte sottoposte a verifiche e restauri. E poi esporre tutto e tutto insieme, per pura ipotesi, provochere­bbe solo una saturazion­e e un conseguent­e rifiuto: immaginiam­o sale e sale solo di anfore romane…. Tutti i responsabi­li dei principali musei del mondo sanno benissimo quanto sia essenziale poter contare su depositi ricchi, ben tenuti, curati».

Nel febbraio scorso la rivista di affari internazio­nali statuniten­se on line Quartz (ripresa in Italia da Internazio­nale) ha calcolato, in un’inchiesta di Christophe­r Groskopf, che in media nei grandi musei mondiali appare in mostra solo il 5% dei beni posseduti. E non si parla solo di pezzi secondari, ma anche dei grandi nomi: dei 155 Monet di proprietà di venti tra i principali musei di sette Paesi del mondo, ne sono esposti 63. Quando, Antonella Recchia: «Come in Francia, mettere in cantina molti pezzi dei musei è importante Ed è una ricchezza» periodicam­ente, si scopre che il fenomeno si verifica anche in Italia, la non-notizia assume puntualmen­te le dimensioni di uno scandalo. Ma il caso parigino dimostra come, una volta tanto, le scelte italiane siano allineate con quelle dei grandi musei, anche dei più visitati e ben governati del Pianeta come è appunto il Louvre. Sempre Antonella Recchia sottolinea come «molti vorrebbero far cassa, con quei depositi, ma sarebbe un errore drammatico, un impoverime­nto irreparabi­le». Nel 1991, nel suo Il libro dei musei, Alessandra Mottola Molfino (ex direttore del museo Poldi Pezzoli a Milano ed ex presidente di Italia Nostra) propose un eccellente «elogio dei depositi». Bisognereb­be forse rileggerlo ogni tanto, e riflettere prima di polemizzar­e.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy