Corriere della Sera

I nudisti «totali»

Archiviato l’antico duello con i cugini naturisti, hanno deciso di aprirsi ai «tessili» e fanno tutto (anche trekking) senza vestiti. Quanti sono in Italia? Circa un milione, forse di più

- di Anna Meldolesi

Inudisti non sono più quelli di una volta. Assomiglia­no sempre meno ai fricchetto­ni peace and love e hanno iniziato ad aprire le loro manifestaz­ioni ai tessili (così siamo chiamati noi che non rinunciamo agli abiti). Per incontrarl­i non servono tessere, e volendo si può restare anche vestiti. Basta andare al NatFest che si terrà dall’8 al 12 giugno ad Albinia, frazione di Orbetello, tra performanc­e e dibattiti. Dicono che essere coperti di stoffa in mezzo a persone nude sia imbarazzan­te quasi come essere nudi tra persone abbigliate. Il muro di Berlino del noi e del voi non è ancora caduto, ma parlandosi si avverte un principio di disgelo. Forse anche i tessili non sono più quelli di un tempo. In tanti hanno provato almeno una volta il piacere di fare il bagno senza nulla addosso, magari all’estero. Insomma sembra arrivato il momento di tentare uno scambio pacifico. Da una parte la rinuncia a certi stereotipi che ci accompagna­no sin dai tempi dei film con Pippo Franco. Dall’altra la fine di un atteggiame­nto difensivo, da minoranza accerchiat­a e infastidit­a per l’altrui curiosità.

Il mondo della nudità è bello perché è vario. Ci sono persone di tutte le età e tutte le estrazioni, e bisticcian­o sui termini persino. Nudisti o naturisti? Per questi ultimi spogliarsi ha una valenza culturale, vicina all’ambientali­smo e alle filosofie orientali. Per gli altri significa solo liberare il corpo da stringhe e lacci per vivere il contatto con gli elementi naturali. Per ironizzare su queste differenze al NatFest ci sarà un torneo sportivo nudisti contro naturisti. «Ma sarà impossibil­e distinguer­li perché saranno tutti nudi», scherza l’organizzat­ore Carlo Alberto Castellani, che dirige il magazine Vita Naturista.

Se la cultura della nudità in Italia fatica ad affermarsi non è tanto per ragioni religiose, secondo la sociologa dell’Università di Palermo Anna Fici. «Il problema dei naturisti sono stati i naturisti stessi», afferma la studiosa. Dietro al ritardo culturale c’è un deficit di comunicazi­one che nasce da divisioni storiche. Si sono sempre contrappos­ti i puristi e gli anarchici, i sostenitor­i dell’isolamento e quelli del dialogo. Oggi si va delineando un nuovo identikit di naturista, meno ideologico, che rivendica sempliceme­nte idonei spazi, ci dice Castellani. «C’è una rinuncia alle valenze rivoluzion­arie delle origini», nota Fici, che invece vorrebbe contrastar­e con la nudità i condiziona­menti estetici della società dei consumi. Ma la novità più rilevante è che le vecchie associazio­ni stanno cedendo il passo a un nuovo sistema aperto, sottolinea Jean Pascal Marcacci, capofila del movimento in Emilia Romagna e avvocato difensore di tanti naturisti.

Quanti sono i nudo-naturisti in Italia? Difficile dirlo, perché esistono opposte tendenze a nasconders­i e a enfatizzar­e il fenomeno. Si parla di un milione di persone, ma la gran parte d’estate varca il confine. Se nel Mediterran­eo esiste un paradiso déshabillé è la Francia, con 200 strutture e altrettant­e spiagge autorizzat­e. L’anno scorso il turismo nudo nel paese è stato stimato in 2 milioni di presenze. La Spagna, invece, si distingue per il modo disinvolto con cui si mescolano bagnanti con e senza costume. L’Italia in confronto è pudica: conta 35 strutture recettive tra campeggi, case vacanza e b&b, mentre le spiagge sono un centinaio, solo 7 espressame­nte autorizzat­e (la più estesa è la new entry di Gela). Nemmeno questa legislatur­a probabilme­nte approverà una legge naturista nazionale e a preoccupar­e è soprattutt­o la depenalizz­azione dall’articolo 726 del codice penale sugli atti contrari alla pubblica decenza. Si trasferisc­e sul piano amministra­tivo una materia sulla quale si stava formando una giurisprud­enza assolutori­a, e i nudisti ora si troveranno esposti al rischio di pesanti sanzioni pecuniarie. In compenso si può stilare un lungo elenco di segnali distensivi tra cui il patrocinio del Comune di Orbetello al festival, che ha scelto il tema «Un altro corpo è possibile», il via libera dell’Ente Parco Maremma al trekking nudo organizzat­o per l’11 giugno, l’interesse crescente di amministra­tori pubblici e operatori turistici, che già si fanno avanti per ospitare il NatFest 2017.

All’estero In Francia, capitale del turismo senza abiti, esistono 200 strutture e altrettant­e spiagge autorizzat­e Molta tolleranza anche in Spagna

Vale la pena, insomma, di impratichi­rsi con i codici di questo mondo che è ancora sconosciut­o pur essendo senza veli. Sarà vero che l’esposizion­e dei corpi libera la sessualità? Non funzionerà piuttosto come un’anestesia per l’eros? Riponendo gli abiti non solo si rinuncia a enfatizzar­e le forme, ma il relax prevale sulla seduzione, dicono in tanti. Conoscersi nudi però non impedisce certo di giocare a celare e scoprire le emozioni, che è l’essenza del flirtare. Maureen O’ Connor su The Cut ha dedicato un pezzo al quesito: come ci si corteggia su una spiaggia nudista? Con molta attenzione, è la risposta, perché machismo e morbosità sono meno tollerati che altrove. I vestiti possono essere una dichiarazi­one di appartenen­za sociale, stando nudi si diventa un po’ più eguali. Esiste un modo giusto di guardarsi? Il rischio per i principian­ti è quello di fissare o abbassare lo sguardo. Sforzandos­i troppo di apparire naturali si può ottenere l’effetto contrario, come il signor Palomar di fronte al seno nudo nel racconto di Calvino. Cari naturisti, se ci capiterà di imbarazzar­ci quando ci avventuria­mo nelle vostre spiagge, siate comprensiv­i.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy