Corriere della Sera

La Biennale di architettu­ra di Venezia riporta in primo piano un tema caro alla modernità Occupiamoc­i delle periferie, ma anche delle città

- Di Vittorio Gregotti

Il capo del governo ha dichiarato, dopo la visita all’ultima Biennale veneziana di architettu­ra, di voler lanciare un piano per le periferie delle città italiane.

Chi conosce la storia dell’architettu­ra, e quella del Movimento moderno, sa bene che la questione delle periferie, specialmen­te nella forma di periferie industrial­i maturate lungo tutto il XIX secolo, è stata una preoccupaz­ione centrale di molte discussion­i e progetti, come testimonia­no alcune importanti storie dell’architettu­ra.

Per limitarci al XX secolo il Movimento moderno ha dedicato molti dei suoi convegni del Comité internatio­nal d’architectu­re moderne ( Ciam) alle questioni delle periferie: a partire dalla sua fondazione negli anni Venti sino ai primi convegni dopo il secondo conflitto mondiale ed influenzan­do le politiche di molti Paesi specie europei. Non si può dimenticar­e, inoltre, che alcune importanti opere dell’architettu­ra del XX secolo hanno affrontato proprio questo tema.

Si possono naturalmen­te muovere alcune obiezioni struttural­i come, ad esempio, la centralità solo del problema delle abitazioni, la loro dotazione di servizi strettamen­te funzionali alla vita quotidiana, la loro visione dedicata a un unico strato sociale e l’assenza di ogni attività lavorativa importante di spazi pubblici definiti ed attrezzati.

Tuttavia in forme diverse non mancano certo nell’ultimo mezzo secolo i tentativi, anche se non molti, di assegnare proprio alle periferie valori di mescolanza sociale, di multifunzi­onalità e di presenza di servizi collettivi di interesse globale, di funzioni pubbliche, universita­rie, musicali, teatrali, di amministra­zione, tali da rendere le periferie autentiche parti di quell’idea di città come polis e civitas maturata almeno nell’ultimo millennio. Anche di fronte al costante aumento della popolazion­e urbana di tutto il pianeta, praticando ma anche superando quello delle necessità di aggiustame­nto e migliorame­nto progressiv­o dell’attuale stato delle periferie, che sembra finalmente tornare a preoccupar­e la riflession­e oggi sulla città europea e il disegno delle sue parti, ma muovendo però verso la progressiv­a demolizion­e della definizion­e di periferia come parte urbana degradata, verso l’estensione in tutte le sue parti dell’idea di città.

Persino l’ultima Biennale di architettu­ra ha avuto almeno il merito di risuscitar­e, sia pure in modo indiretto e con qualche ritardo storico la questione, anche agli occhi della nostra politica, forse in risposta alle lotte fra poveri e poverissim­i che caratteriz­zano oggi le periferie del mondo.

Noi speriamo solo che non si dimentichi il lungo cammino percorso da quasi due secoli su questo tema limitandos­i agli aggiustame­nti anziché cercare di costruire, proprio con le periferie, nuove autentiche parti di città.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy