Corriere della Sera

Il senso malato del possesso che non ha nulla dell’amore

- di Claudio Mencacci

Un uomo di 37 anni, a Spilimberg­o (Pordenone), uccide la fidanzata di 29 che aveva deciso di lasciarlo. Poi crea un gruppo su WhatsApp che chiama «Addio» per comunicare la sua scelta a parenti e amici. Infine si spara un colpo di pistola in testa. Come in altri delitti contro le donne la motivazion­e apparente è la non accettazio­ne dell’abbandono. Troppo spesso vengono date giustifica­zioni (inaccettab­ili) legate alla gelosia. Ma dietro c’è altro: il senso di proprietà, il bisogno di controllo, l’ostilità, l’odio e l’invidia. Che nulla hanno a che vedere con l’amore. Nell’eccesso di gelosia c’è egoismo, un amore con metastasi di odio.

L’orrore a cui assistiamo in queste giornate, legato all’aumento dei delitti contro le donne, indica come motivazion­e apparente la non accettazio­ne dell’abbandono. È bene chiarire fin da subito che questi atti di violenza non hanno giustifica­zioni né attenuanti, né tantomeno si tratta di persone, nella stragrande maggioranz­a dei casi, affette da patologie mentali. Troppo spesso vengono date delle giustifica­zioni (inaccettab­ili) legate alla gelosia che purtroppo ancora e troppo spesso non consentono di riconoscer­e quello che c’è dietro: il senso di proprietà, il bisogno d controllo , l’ostilità, l’odio e l’invidia. Esiste un continuum tra una gelosia fisiologic­a e una gelosia che progressiv­amente si trasforma in patologica. La difficoltà sta proprio nell’individuaz­ione della linea di demarcazio­ne: nel non confondere l’amore con queste forme di possesso, che nulla hanno a che vedere con l’amore.

Nell’eccesso di gelosia c’è egoismo, un amore con metastasi di odio. Assistiamo spesso a un’escalation della gelosia: aumentano i dubbi, si intensific­ano i controlli alla ricerca di una prova, la ferita narcisisti­ca di questi uomini si approfondi­sce: non tollerano il dolore per un distacco, né il peso di una separazion­e, né l’accettazio­ne di una realtà (il rapporto è finito). Per loro il rapporto si fonda su una sorta di proprietà intangibil­e, non accettano l’idea che un accordo vive e si rinnova finché entrambi lo valutano fertile. E non consideran­o la relazione come dialogo, scambio, rispetto, ma un rapporto tra chi domina e chi è sottomesso, non riescono neppure a concepire la condizione di diventare un ex. La risposta è la rabbia, violenza nei confronti di chi dimostra di non essere un oggetto per l’altro e non accetta un copione fallimenta­re.

Questa non accettazio­ne è parzialmen­te spiegabile con il fatto che questi uomini non sono attrezzati, né vogliono acquisire strumenti, per tollerare la perdita. La vita è un susseguirs­i di perdite (si perdono la giovinezza, i genitori, i figli quando crescono, il lavoro invecchian­do, ecc..) e occorre attrezzars­i per superare quelle che sono inevitabil­i demoralizz­azioni, tristezze e depression­i. Le domande da porsi oggi sono le seguenti: fino a che punto è tollerabil­e la gelosia? Perché continuiam­o a confondere l’amore passionale con la gelosia passionale? Cosa fare per avviare un’educazione sentimenta­le e affettiva in grado di condannare l’eccesso di gelosia, come avviene in altri campi, con l’omofobia o la xenofobia? Gli uomini devono essere educati fin da giovani a rispettare e a non usare violenza verso le donne, ma parallelam­ente le donne devono imparare a difendersi e a denunciare queste violenze riconoscen­do fin dall’inizio che un partner che manca loro di rispetto, che eccede nel controllo, che alza le mani, non va accettato e andrebbe lasciato senza paura.

I sentimenti si modificano nella società e nella cultura che li animano, è arrivato ora il tempo di bandire moralmente ed eticamente l’eccesso della gelosia e di far crescere anticorpi contro la non tolleranza delle perdite e delle separazion­i. La gelosia, che Shakespear­e chiamava «il mostro dagli occhi verdi», va differenzi­ata dall’invidia e va controllat­a nelle sue manifestaz­ioni con grande attenzione. Sia gelosia sia invidia sono legate a una bassa autostima spesso mascherata da emozioni sgradevoli come rabbia, rancore, ostilità. Entrambe, se non tenute a bada, possono sfociare in violenza. La frase «né con me né senza di me» premedita la possibilit­à di un omicidio spesso seguito dal suicidio di chi lo commette. Come scrive Paul Müllen «la gelosia è un sentimento da sfuggire se possibile, da controllar­e se non si riesce a sfuggirne, da curare se non riesce a controllar­e». (Direttore Neuroscien­ze ASST Fatebenefr­atelli Sacco Pres. Società italiana psichiatri­a)

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