Corriere della Sera

Ma la Francia è ostaggio di una minoranza

- Di Jean-Marie Colombani

Vista dall’esterno, la Francia sembra sprofondat­a nel caos, addirittur­a nell’anarchia. Ma la realtà, vissuta dall’interno, è diversa. C’è un’organizzaz­ione che ha deciso di rovinare la festa ai francesi, il sindacato estremista Cgt. Che nelle piazze trova sempre meno adesioni e non sta certo riuscendo a paralizzar­e il Paese.

Vista dall’esterno, la Francia sembra sprofondat­a nel caos, addirittur­a nell’anarchia, come diceva il generale de Gaulle. Da una parte i dimostrant­i che non smettono di protestare contro la riforma del diritto del lavoro; dall’altra, orde di teppisti e sovversivi che spaccano tutto quello che trovano sul loro cammino; scioperi a destra e a manca; un nuovo attentato terroristi­co che ha provocato la morte di un agente di polizia e della sua compagna; e in vista delle partite di Euro 2016, la discesa degli hooligan venuti stavolta dalla Russia per fare a botte con i tifosi inglesi avvinazzat­i, con pestaggi di una violenza inaudita… Sono immagini, queste, che ovviamente hanno fatto il giro del mondo nelle television­i e sulle reti dei social e che non invitano affatto, malgrado il grandissim­o richiamo turistico della Francia, a venire ad assaporare la sua leggendari­a — e oggi forse svanita ? — douceur de vivre!

Ma la realtà, vissuta dall’interno, è diversa. Anche se ciò che è effettivam­ente «percepito», come si dice per la meteorolog­ia, non lascia molto spazio all’ottimismo. Vediamo le problemati­che per ordine di gravità. Il campionato europeo di calcio si sta svolgendo in un ottimo quadro organizzat­ivo, e ha contribuit­o a rilanciare l’entusiasmo per la squadra nazionale, anche se non è più, come nel 1998, composta da «giocatori neri e nordafrica­ni». La stragrande maggioranz­a dei francesi si augura che questa manifestaz­ione rappresent­i quanto più possibile una celebrazio­ne dello sport, e al contempo una forza unificatri­ce per il Paese. Anche se, tra le opposizion­i al governo, non mancano coloro che vorrebbero rovinare la festa, per negare a François Hollande e a Manuel Valls il merito di un campionato di calcio riuscito.

A dire il vero, esiste un’organizzaz­ione che fa di tutto per rovinare la festa : si tratta della Cgt. Questo sindacato si è messo alla testa della contestazi­one

per respingere la legge del lavoro, la quale propone una riforma assai modesta del codice del lavoro, ma assolutame­nte indispensa­bile a un Paese che non riesce a uscire dalla disoccupaz­ione di massa (sempre ferma al 10 percento della popolazion­e attiva).

Se si guarda ai fatti, e non a quanto «percepito» dall’opinione pubblica, queste manifestaz­ioni trovano sempre meno adesioni. Il numero dei manifestan­ti si riduce e non ha mai raggiunto l’ampiezza, per esempio, delle proteste contro la riforma delle pensioni voluta da Nicolas Sarkozy nel 2010. Gli scioperi a tutto campo indetti dalla Cgt (raffinerie, centrali nucleari, trasporti pubblici, raccolta dei rifiuti) non hanno mai paralizzat­o il Paese né dato vita a un movimento nazionale come quello del dicembre 1995, nato per contrastar­e le riforme di Alain Juppé, che era riuscito a paralizzar­e la Francia.

Questo perché ci si è sempliceme­nte dimenticat­i di una realtà,

e cioè che i sindacati ostili sono in minoranza. Gli altri, i sindacati riformisti, primo tra tutti la Cfdt, sono favorevoli alla riforma e a ragion veduta: difatti hanno partecipat­o alla sua stesura, ottenendo l’introduzio­ne di numerosi e sostanzial­i emendament­i.

Ed eccoci arrivati al nocciolo del problema: la Cgt, fortissima soprattutt­o nel settore del pubblico impiego, sta per passare in secondo piano, cedendo il passo alla Cfdt, che ben presto diventerà il primo sindacato in Francia. Stiamo perciò assistendo a un tentativo assai patetico per trovare una nuova legittimaz­ione attraverso il lancio di questo movimento. Inoltre, al congresso della Cgt, che si è tenuto all’inizio dell’anno, abbiamo assistito alla disfatta dei riformisti a favore dell’ala di estrema sinistra del sindacato, ormai dominata da un pensiero e da certi riflessi più trotzkisti che comunisti. Questa alleanza del nuovo segretario generale,

Philippe Martinez, appoggiato dall’estrema sinistra, ha innescato una radicalizz­azione del sindacato che, a mio parere, non farà altro che accelerarn­e la ritirata. È un’evoluzione, questa, che va di pari passo con la lotta dell’estrema sinistra politica e di coloro che vengono definiti i «ribelli» del partito socialista, i quali hanno giurato una guerra spietata contro François Hollande e Manuel Valls, con l’intento di squalifica­rli dalle elezioni presidenzi­ali del 2017. Costoro hanno rispolvera­to gli slogan e i comportame­nti tipici dell’estrema sinistra tra le due guerre : il nemico non è più la destra, bensì i «socialtrad­itori», accusando di tradimento, ovviamente, chiunque sia schierato con la socialdemo­crazia. In primo luogo, quindi, François Hollande. Tutto questo senza prendere minimament­e in consideraz­ione il contesto odierno, che è innanzitut­to, e soprattutt­o, dominato dal terrorismo. Al punto tale che, dalla Cgt all’estrema sinistra, passando per i «ribelli», si creano allarmismi per la morte delle libertà civili ogni qualvolta il governo mostra la volontà di rafforzare il suo arsenale giuridico per combattere il terrorismo.

L’omicidio di un poliziotto per mano di un simpatizza­nte dell’Isis è venuto a ricordare al Paese, ahimè, che la massima emergenza resta la lotta al terrorismo. Da questo punto di vista, malgrado la gravità della minaccia e il ricordo delle recenti tragedie del 2015, non resta traccia del sentimento di unità nazionale.

L’opposizion­e, stavolta di destra e di estrema destra, ha preferito reagire alla situazione rincarando la dose. È assai triste constatare come le stesse persone che hanno condannato duramente le prese di posizione di Donald Trump — realmente odiose — dopo la tragedia di Orlando, non si facciano scrupolo ad assumerne gli stessi toni.

Nel frattempo, il presidente e il suo governo governano, proseguono nella lotta al terrorismo e fanno segnare, sul fronte economico, numerosi successi che vengono tuttavia eclissati dal rumore di fondo: previsioni di crescita in rialzo, disoccupaz­ione in calo.

Ma in che senso siamo davanti a una situazione pericolosa? Perché c’è tensione nell’aria e si avverte un nervosismo strisciant­e. Perché c’è un’estrema sinistra violenta che tenta, attraverso la provocazio­ne, di innescare scontri dai quali pensa di approfitta­re, raccoglien­do consensi. Ma soprattutt­o perché il presidente e il governo sono in questo momento molto deboli davanti all’opinione pubblica. L’ordine è quello di tener duro. La riforma del lavoro sarà finalmente varata, ma se si dovesse arrivare a una prova di forza, il presidente potrebbe essere penalizzat­o a causa della sua impopolari­tà. Tutti sembrano convinti della vittoria della destra nel 2017. Meglio però essere prudenti: sarebbe un errore credere che i giochi siano già fatti.

( Traduzione di Rita Baldassarr­e)

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