Corriere della Sera

Scelta la cinquina del Premio Strega: in testa c’è Albinati

Affinati secondo, Sermonti terzo. Delusione per Moresco, primo degli esclusi

- di Paolo Fallai

Non c’è stato neanche bisogno di ricorrere al ripescaggi­o previsto da una delle ultime cabale inventate da Tullio De Mauro e Stefano Petrocchi, la coppia che guida la Fondazione Bellonci: volevano assolutame­nte un «piccolo» editore in finale e invece «minimum fax» il posto se lo è preso di forza: il «commando» Giordano Meacci con Il cinghiale che uccise Liberty Valance si è piazzato al quarto posto con 138 voti ed è la vera sorpresa della serata a casa Bellonci.

Il resto è storia: il predestina­to Edoardo Albinati La scuola cattolica (Rizzoli) con il suo romanzo fluviale sul San Leone Magno da oltre 1.300 pagine ha sbaragliat­o tutti con 202 voti. Lo insegue Eraldo Affinati, lo sfidante, con l’omaggio a Don Milani nel suo L’uomo del futuro (Mondadori), che ne ha raccolti 160. Terzo posto per il « fuori quota » , Vittorio Sermonti, Se avessero (Garzanti, gruppo Gems), a 156 voti. Chiude la cinquina — ed è un altro successo, viste le premesse, l’esordio della neonata casa editrice di Elisabetta Sgarbi «La Nave di Teseo», con Elena Stancanell­i, La femmina nuda, che ha raccolto 102 voti.

La serata nell’appartamen­to ai Parioli ha lasciato — secondo le migliori tradizioni — alcune vittime sul campo. La più dolorosa, almeno per la critica che lo aveva molto sostenuto, è stata Antonio Moresco, L’addio (Giunti), che si è fermato a quota 94, otto voti sotto la soglia per centrare la finale. Buoni i piazzament­i di Raffaella Romagnolo, La figlia sbagliata (Frassinell­i), con 77 voti, trascinata probabilme­nte anche dall’ingordigia del gruppo Mondadori, e Rossana Campo con Dove troverete un altro padre come il mio (Ponte alle Grazie), 71 voti, che può consolarsi con la vittodi ria dello Strega giovani proclamata lunedì scorso da una platea di ragazzi delle scuole di tutta Italia. La dozzina si completa con Paolo Malaguti, La reliquia di Costantino­poli (Neri Pozza), con 69 voti, la magistrata Simona Lo Iacono con Le Streghe di Lenzavacch­e (e/o) che ne ha raccolti 67 e Demetrio Paolin, Conforme alla gloria (Voland) 50 voti; ultimo, con 26 voti e felicissim­o Luciano Funetta, Dalle rovine (Tunuè), lo scrittore «per caso» (la definizion­e è sua) nato nel 1986 a Gioia Del Colle, che parla con entusiasmo del suo lavoro alla libreria Assaggi del quartiere romano di San Lorenzo.

Si aspettavan­o in modo così conclamato i primi tre posti che le reazioni sono tutte per il quarto posto. A minimum fax non stanno nella pelle: «Che un romanzo letteraria­mente così forte abbia convinto gli Amici della Domenica è per noi una grandissim­a gioia che premia Meacci e i dieci di scrittura del Cinghiale che uccise Liberty Valance e il nostro lavoro e la nostra idea di editoria da più di vent’anni». Hanno ragione Daniele Di Gennaro e la sua pattuglia coraggiosa. Ma sanno anche loro che senza la regoletta delle tre preferenze, introdotta due anni fa da Tullio De Mauro il percorso sarebbe stato più accidentat­o.

Perché gli eserciti del grande editore unico (e di quelli che cercano di farsi spazio) si sono mossi eccome e in modo compatto. Non corre rischi il «predestina­to»: Edoardo Albinati era dato vincitore di questa settantesi­ma edizione dello Strega un paio di minuti dopo la candidatur­a. E ha una posizione così forte da potersi permettere i simpatici sfottò, ovviamente anonimi: «Dopo sette decenni libri letti era ora che vincesse uno spulciato», diceva ieri sera un eterno votante, con un riferiment­o nemmeno troppo velato alle 1.300 pagine Rizzoli.

Resta da vedere se Eraldo Affinati troverà la forza, nella serata finale, l’8 luglio, un inconsueto venerdì per evitare gli Europei di calcio nell’inconsueta sede dell’Auditorium di Piano, per contendere il risultato al coetaneo quasi omonimo. Ma resta soprattutt­o da capire se Mondadori avrà la minima voglia di rovinare la festa alla neoacquisi­ta Rizzoli. L’unica vera incognita resta il sorriso sornione di Vittorio Sermonti. Lui sì che li conosce bene questi elettori e la sua storia di garbato autobiogra­fismo sembra fatta apposta per solleticar­li ad una scelta non scontata. Non può che sorridere anche Elisabetta Sgarbi che ha portato Elena Stancanell­i non solo per il valore del romanzo, ma quasi come una sfida per vedere se la sua Nave appena uscita dal porto riusciva a guadagnare il mare aperto delle sfide editoriali.

Hanno votato in tanti: 408 su 460, quasi tutti per via telematica: a votare personalme­nte a casa Bellonci si sono presentati solo in 76. Per non smentire il cognome di Nicola Lagioia, vincitore lo scorso anno e presidente del seggio.

Quindi tutto tranquillo? Mica tanto: poche ore prima di partecipar­e sorridente alla serata per scegliere la cinquina, il presidente della Fondazione Bellonci Tullio De Mauro ha firmato — con molti altri — la lettera inviata dagli editori Laterza a a Giovanni Pitruzzell­a, Presidente dell’Autorità Garante della Concorrenz­a e del Mercato. Tema proprio il neonato gruppo Mondadori-Rizzoli e la richiesta di un resoconto preciso sui controlli che l’Antitrust porrà in essere dopo il via libera all’operazione. Solo così «potremo sperare nella loro reale efficacia».

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 ??  ?? Da sinistra: Eraldo Affinati, secondo classifica­to con L’uomo del futuro (Mondadori), Elena Stancanell­i, quinta con La femmina nuda (La nave di Teseo ); Giordano Meacci, quarto con Il cinghiale che uccise Liberty Valance (minimum fax); Edoardo...
Da sinistra: Eraldo Affinati, secondo classifica­to con L’uomo del futuro (Mondadori), Elena Stancanell­i, quinta con La femmina nuda (La nave di Teseo ); Giordano Meacci, quarto con Il cinghiale che uccise Liberty Valance (minimum fax); Edoardo...

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