Il referendum e il no alle toghe nei comitati
Il giudice terzo deve anche apparire tale. Al dibattito «Ai confini della giustizia» — promosso dal Foglio diretto da Claudio Cerasa — il Guardasigilli Orlando, il vice presidente del Csm Legnini, il presidente della Cassazione Canzio, il presidente dell’Anac Cantone e il procuratore di Torino Spataro si sono detti d’accordo nel ritenere inopportuna l’adesione delle toghe ai comitati del Sì o del No sul referendum costituzionale. Spataro, schierato per il No, ha detto che non parteciperà a iniziative dei partiti. Durante la pubblicità massaggiatori mentali e consiglieri avvicinano i contendenti sul podio
I consiglieri
Conduce Gianluca Semprini e non fa sconti. Nemmeno alla Raggi. Che, invece, rimane dentro un atteggiamento rigido, con la voce piana, le risposte piatte e tutte intinte nei rassicuranti concetti di onestà e democrazia diretta: i romani potranno esprimersi su ogni questione o «tramite il blog di Grillo» o «utilizzando il sito del Comune di Roma». Giachetti intitolerebbe una strada a Marco Pannella, lei farebbe «decidere ai romani».
Quando Semprini chiama la pubblicità, i due candidati vengono raggiunti da consiglieri e massaggiatori mentali, un po’ come accade durante gli incontri di pugilato. Giachetti fa segno di sì, ammicca, tranquilli, sto bene, va bene. Raggi si morde il labbro, tossisce, poi le viene fuori finalmente un mezzo sorriso.
I fans sono abbastanza composti. Applausi, grida di evviva, qualche fischio: ma la severa e perfetta organizzazione di Sky impedisce qualsiasi eccesso. I fans siedono ai lati: mentre, davanti ai due candidati, c’è la platea degli ospiti, di quelli arrivati qui per invito e ci vuole poco, quando lo sguardo scorre sui loro ranghi — sono manager, notabili, qualche faccendiere — ci vuole poco a capire che molti di loro tornerann o q u i g i à l a p rossima settimana, a chiedere un colloquio con il nuovo sindaco.
Semprini continua a fare domande. Tira un po’ di vento. Un cameraman si volta: «Ma che per caso dopo se magna?».