Corriere della Sera

I LEADER RESTANO SULLO SFONDO MA LE TENSIONI SONO IN AGGUATO

- Di Massimo Franco

In extremis, la politica nazionale sembra defilarsi dal palcosceni­co dei ballottagg­i di domenica. Dopo avere dominato il primo turno delle Amministra­tive, i leader debbono avere capito che in alcuni casi la loro presenza è ingombrant­e, se non controprod­ucente. Sfuma a livello locale la presenza di Matteo Renzi, proiettato sulla scena internazio­nale; e inseguito da presagi elettorali contrastan­ti. Silvio Berlusconi è reduce da una seria operazione al cuore, in ospedale. Perfino Beppe Grillo, nella nuova veste di «garante» del Movimento 5 Stelle, rimane sullo sfondo: pronto al massimo a benedire una vittoria di Virginia Raggi a Roma.

È il segno di un’incertezza diffusa, nel centrodest­ra e nel centrosini­stra; e insieme di tensioni represse solo per qualche giorno. Ma c’è da scommetter­e che siano pronte a riaffiorar­e con virulenza fin da lunedì. Accanto allo smarcament­o dei candidati dai vertici nazionali, e viceversa, si intravedon­o già gli indizi di quella che si preannunci­a come una pesante resa dei conti: in primo luogo nel Pd. La defezione della minoranza del partito dalla giornata di oggi con la quale il governo vuole celebrare l’abolizione di misure come Imu e Tasi suscita polemiche. L’assenza finisce per legittimar­e di fatto gli attacchi del M5S contro quello che chiama «balle Pd Day».

E in caso di sconfitta a Milano, o magari a Torino, lo scontro interno si inasprirà. La sagoma del «lanciafiam­me» evocato da Renzi contro i suoi avversari potrebbe materializ­zarsi, accusando i vari Pier Luigi Bersani, Massimo D’Alema, Gianni Cuperlo di non essersi impegnati abbastanza; o, peggio, di avere remato contro i candidati sindaci del partito. Si tratta di uno scontro che promette di aggravare la spaccatura tra i Dem; e di rilanciare le voci di una scissione. La minoranza vede negli avvertimen­ti di Palazzo Chigi un segno di debolezza e di nervosismo.

Per questo definisce le accuse di «diserzione» come il tentativo di trovare un capro espiatorio preventivo dopo una campagna elettorale punteggiat­a da errori e sbavature. L’allusione è a qualche battuta infelice di alcuni membri del governo su tagli dei finanziame­nti alle città che dovessero

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