Ritrovati in mare pezzi del relitto del volo Egypt Air
Corsa contro il tempo Le scatole nere vanno recuperate entro il 24 giugno: poi cesseranno di emettere segnali
Questa volta non sarà un mistero. Almeno se l’annuncio fatto ieri in serata dalle autorità egiziane sarà confermato. I resti del volo MS804 della EgyptAir, scomparso nel Mediterraneo lo scorso 19 maggio sarebbero stati ritrovati da una nave presa a nolo dal governo del presidente Al Sisi per individuare le scatole nere e quanto resta della carlinga. L’aereo, un Airbus A320, con 66 persone a bordo tra passeggeri e membri dell’equipaggio, era in servizio sulla rotta Parigi-Il Cairo quando, nei pressi di Creta, era sparito dai radar.
La notizia è giunta ieri, in serata. Secondo l’annuncio, le ricerche in mare «hanno portato a circoscrivere i principali punti su cui si sono posati i rottami del jet. Le immagini sono già state inviate alla commissione d’inchiesta responsabile delle indagini».
Sulla scorta dei tratti di fondo marino dove ora si troverebbero i resti del volo MS804 la squadra di esperti e gli investigatori a bordo della nave per le ricerche oceaniche John Lethbridge tracceranno a una mappa che sarà poi distribuita ai vari team che si occuperanno del recupero.
Riportare in superficie le scatole nere (che smetteranno di emettere un segnale il prossimo 24 giugno) e quanto resta di carlinga, ali e motori è fondamentale per capire cosa sia accaduto durante il tragico volo che ha portato 15 francesi, 30 egiziani e persone di altre nazionalità a perdere la vita: un attentato o un incidente?
Il ministero dell’aviazione civile egiziano giorni fa ha confermato che l’Airbus A320 ha effettuato una virata di 360 gradi prima di scomparire dagli schermi radar: «Le immagini radar prima dello schianto, consegnate alla commissione d’inchiesta egiziana, mostrano che l’aereo ha virato prima a sinistra e poi un’altra volta a destra di 360 gradi, informazioni queste concordi con le immagini trasmesse dai radar greci e inglesi».
La nave John Lethbridge dispone di attrezzature in grado di scendere fino a 3.000 metri di profondità. L’area di ricerca intanto è stata ridotta a un solo chilometro, secondo quanto avrebbe riferito Remi Jouty, capo dell’Ufficio francese d’inchiesta e di analisi (Bea).