Corriere della Sera

Il libro «Essere vivi» e il set «Qualcosa di nuovo»: parla la regista-scrittrice

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ROMA Micaela Ramazzotti torna bionda e esuberante, tutta il contrario di come l’abbiamo vista in La pazza gioia. Poi c’è Paola Cortellesi che, incassate ferite dell’anima e delusioni, ha chiuso con gli uomini, tutta il contrario dei suoi siparietti comici in tv. Ma Cristina Comencini in Qualcosa di nuovo schiera un terzo protagonis­ta, Eduardo Valdarnini, un ragazzo con molti meno anni di Micaela e Paola. «Nel film sono amiche d’infanzia che hanno avuto una serie di esperienze non buone con i loro compagni», racconta la regista. Che dice: «Il mio film può ricordare La strana coppia, ma al femminile».

Sono due belle giovani donne sole. «Micaela ha avuto due figli da un uomo che non c’entrava niente con lei, è un po’ leggera, si vuole divertire, fa continuame­nte casini, incontra persone poco affidabili. E l’amica, impersonat­a da Paola (una cantante jazz), la salva da situazioni complicate». Micaela conosce Eduardo in un locale, faranno l’amore, ma hanno bevuto e lui poi la scambierà con l’amica del cuore. «Una cosa tengo a dirla, lui non è un toy boy. È un ragazzo intelligen­te che tiene testa alle due: da una parte incarna la fragilità della mascolinit­à, e dall’altra spiazza le due donne, ci sa fare, sulla femminilit­à ne sa più di loro».

Lei, le due attrici: è un film con tre donne protagonis­te. C’è stata anche Maria Sole Tognazzi, con Ferilli e Buy. Ma sono casi rari. «Le registe donne sono il 3 per cento del cinema italiano, è un dato che non ha bisogno di commenti. Le donne sono in massa nella letteratur­a, come scrittrici e come lettrici. Nel cinema siamo indietro, esistono ragioni psicologic­he nell’arte del comando, e poi chi finanzia fa fatica a investire denaro con le registe, è un problema di trasformaz­ione sociale del lavoro». Il cinema

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