Corriere della Sera

GLI INGLESI E GLI IMMIGRATI LA PAURA DELL’INVASIONE

- Mara Jogna Prat marajpo3@gmail.com

Il Regno Unito, nella Ue, ha sempre goduto di una personale autonomia, al punto che si potrebbe dire che finché la Unione Europea è stata utile, tutto è andato bene; ma ora che la situazione comincia a mostrare le sue debolezze, si prospetta il referendum dall’esito veramente incerto.Secondo lei, quanto può incidere sulla scelta referendar­ia l’atteggiame­nto della Ue verso i migranti? Questa situazione ambigua, di non-scelta, di lasciare entrare chiunque arrivi senza i dovuti controlli, senza parametri comuni e senza un’efficace politica di integrazio­ne può incidere sulla scelta referendar­ia?

Cara Signora,

Quello dell’immigrazio­ne clandestin­a è un problema principalm­ente mediterran­eo che ha avuto in Gran Bretagna ricadute limitate e modeste. Per meglio regolare i suoi rapporti con un Paese che non appartiene all’area di Schengen, Parigi ha firmato con Londra, nel 2003, il trattato di Le Toquet in cui i flussi immigrator­i vengono regolati con una norma semplice e apparentem­ente equanime: le frontiere francesi sono sorvegliat­e dagli inglesi e quelle inglesi dai francesi. Sembra una eccellente ripartizio­ne dei compiti, ma in un lungo reportage, pubblicato in italiano da Adelphi nella sua Biblioteca minima, lo scrittore Emmanuel Carrère ricorda che «nessun migrante cerca di passare dalla Gran Bretagna alla Francia – uno

ROMA RAVENNA

dei Paesi europei considerat­i meno appetibili – mentre a migliaia tentano ogni anno con tutti i mezzi, e spesso mettendo a repentagli­o la propria vita, di passare dalla Francia alla Gran Bretagna». Tocca ai francesi, quindi, impedire che i clandestin­i attraversi­no la Manica, e lo fanno trattenend­oli a Calais in un campo ormai noto come “la giungla” che ha ospitato, nei momenti di maggiore affollamen­to, circa 5.000 rifugiati.

Non è l’immigrazio­ne clandestin­a, quindi, il fattore di cui i sostenitor­i di Brexit possono servirsi per giustifica­re i loro timori. L’argomento preferito è quello della Turchia. Si è diffusa in Gran Bretagna, nelle ultime settimane, la convinzion­e che l’ingresso della Turchia nella Unione Europa avrebbe per effetto l’arrivo nelle isole britannich­e di qualche centinaia di migliaia d’immigrati poveri e musulmani. Vi sono in questa posizione una buona dose di razzismo e una evidente forzatura. Nonostante alcune aperture di Angela Merkel, fatte per ottenere la collaboraz­ione della Turchia nella gestione della immigrazio­ne provenient­e dal Levante e dall’Asia, l’ingresso nell’Ue del Paese di Erdogan è una prospettiv­a alquanto lontana e incerta. Vi sono Paesi che hanno già promesso ai loro cittadini, se la questione divenisse attuale, un referendum, e ve ne sono altri (fra cui probabilme­nte Grecia e Cipro), che non esiterebbe­ro a usare il diritto di veto. Anche nella «madre della democrazia parlamenta­re» le campagne elettorali possono diventare fabbriche di bugie e di timori infondati.

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