Corriere della Sera

Ora serve calma C’è tanto da fare ma siamo già oltre le speranze

- di Mario Sconcerti

Ora serve un po’ di calma. Non è vero che non abbiamo fatto niente, ma è poco. Proviamo però a chiederci seriamente cosa vale la vittoria sul Belgio: nessuno ha mai detto che sia l’apertura di una strada per la finale. È stata una dimostrazi­one inaspettat­a di ordine e disciplina, parole tremende nel secolo scorso, un po’ più onorabili nel calcio di adesso. Non danno prospettiv­a, danno suggerimen­ti, per esempio che il calcio di oggi è un sistema piatto in cui sapere ciascuno cosa fare diventa una differenza. Resto nel pensiero che questa sia un’Italia fragile ma allenata benissimo. Qualcuno dice che sono salito in fretta sul carro dei vincitori, ma non è colpa mia se i vincitori giocano bene e fanno molto più di quello che si chiedeva. Il contismo non è un’omelia, è la constatazi­one di un lavoro che non comincia certo con l’Italia. È voler sottolinea­re che esistono allenatori (pochi) che sanno mettere nella squadra una gran parte di sé. Poi si vince e si perde, si viene esonerati, si fanno brutte figure. Anche Guardiola ha perso, anche Mourinho è stato esonerato, ma conta l’impronta del mestiere. Questa è la capacità di base che prescinde dai risultati. Nel calcolo di produttivi­tà impossibil­e del calcio, sai quel che prendi, il prodotto che avrai alla fine. Non so come arriverà l’Italia agli Europei, so quello che vedo, come si è andati oltre un soggetto modesto per la nostra storia. Il Brasile non c’è riuscito, l’Inghilterr­a finora ne è sempre rimasta fuori. Mi stupisco semmai che si prenda soprattutt­o a esempio la nostra difesa. È molto forte, è la base ma è oltre questo orizzonte che è stato intrapreso il viaggio. L’Italia ha una difesa che gioca per concetto spesso lontana dalla propria area. Lasciamo perdere i commenti della stampa straniera, non conoscono i nostri dettagli, non conoscono Parolo, Candreva o Giaccherin­i. Quando non si conosce si va per slogan, la vecchia solida difesa italiana appunto. È un modo molto giornalist­ico per coprire la mancanza di conoscenza. Noi possiamo sempliceme­nte dire di avere una squadra. Senza fenomeni, intelligen­te, ubbidiente. Dove ci porterà non ho idea, ma averla così è già stata l’idea migliore.

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