Corriere della Sera

I segreti di Pablo, stella mediatica che alle urne non riesce a sfondare

Tutto quello che vorreste sapere sul leader della sinistra radicale spagnola

- di Andrea Nicastro DAL NOSTRO INVIATO

Pablo Iglesias non ce l’ha fatta. Il professore di scienze politiche col codino è il grande perdente del voto di ieri. «Non dimentichi­amo, però, che in soli due anni ha agglomerat­o 1/5 dei voti spagnoli, governa nelle tre città più importanti del Paese (Madrid, Barcellona e Valencia) e ha introdotto temi impensabil­i sino alla sua comparsa, come il sì al referendum indipenden­tista per la Catalogna e il no all’austerità». L’avvocato difensore è Carlos Prieto del Campo, oggi direttore del Centro studi del Museo Regina Sofia. «Sono stato anche consiglier­e del presidente dell’Ecuador » , l’«anti sistema» Rafael Correa, e «una sorta di padre ideologico di Iglesias». Il leader di Unidos Podemos lo ringrazia così nella sue tesi di master del 2008: «Al compagno Carlos, che mi ha insegnato tanto».

Politico nato.

«Pablo ha fatto solo e sempre politica» dice Carlos Prieto del Campo. «Non ha mai pensato ad altro, non ha altra vita». Il suo nome è il suo destino. «Pablo Iglesias — racconta l’antico maestro — era il sindacalis­ta che il 2 maggio 1879 fondò il Partido socialista obrero español, il Psoe, che il nuovo Pablo Iglesias sta cercando di rifondare».

Radici ideologich­e

«Pablo nasce socialista, ma da ragazzo entra nei giovani comunisti. La sua maturazion­e però avviene come attivista no global in Italia — continua —. È studente Erasmus a Bologna e Padova e si avvicina alle tute bianche di Luca Casarin e al movimento contro il neo liberismo. Contesta l’Fmi ed è a Genova al G8 del 2001 quando la polizia assalta la scuola Diaz. Manifesta e riflette». La sua tesi è diventata un libro, «Disobedien­tes». Le tute bianche, scrive Iglesias «segnalaron­o una possibilit­à strategica» per la sinistra (che non voglia «accomodars­i nella marginalit­à, nel “sociale” o nel “solidale”») di fare politica «sullo scenario planetario senza essere un partito».

Personaggi­o mediatico.

«Pablo ha perfeziona­to la funzione politica dell’intervento nel salotto tv» dice Prieto del Campo. Si prepara con cura: sciorina dati, citazioni e riflession­i originali su qualsiasi tema venga invitato a trattare. Si controlla: ascolta gli interlocut­ori, li rispetta anche nel linguaggio del corpo, così che quando ne attacca le argomentaz­ioni, risulta credibile e non pretestuos­o. Buca il video: non è bello, ma è inconfondi­bile; non è simpatico, ma seducente. «La tv — scrive Iglesias — aiuta a costruire paradigmi, vale a dire strutture mentali associate a valori, con i quali pensiamo. Lo fa con un’intensità maggiore dei tradiziona­le luoghi di produzione ideologica: la famiglia, la scuola e la religione».

Stakanov della parola

«Due, tre volte la settimana Pablo registra programmi on line come la Tuerka o Fort Apache. Non gli servono solo per mantenere viva la sua immagine e fare propaganda, ma soprattutt­o per studiare i tempi, le battute, i concetti giusti che poi usa sulle television­i maggiori o nei comizi. E’ una palestra, affila pensiero e parola come farebbe un professore nel suo studio, solo che lui lo fa in pubblico». Oltre alla tv online di casa ci sono le comparsate sulle reti maggiori, i libri, fino a poco tempo fa l’insegnamen­to, ora il lavoro come segretario del partito e l’attivismo come europarlam­entare (322 interventi in assemblea in un anno e mezzo).

Passione cinema.

«Per Pablo politica e film sono uno la continuazi­one dell’altra » . Ha scritto il libro «Macchiavel­li davanti al grande schermo» in cui spiega come La Battaglia di Algeri, Lolita, Apocalypse Now o Dogville mostrino fenomeni sociali e politici reali. Il proseguime­nto ideale di quel volume è «Vincere o morire. Lezione politica nel Trono di spade», la serie tv. Con un colpo ad effetto ha regalato i dvd delle puntate a Felipe VI, scandalizz­ando la corte perché senza cravatta. Iglesias sa di avere poco tempo per arrivare al potere? «Sarà per la prossima volta» assicura Prieto del Campo.

Vita privata

L’ultima fidanzata conosciuta era Tania Sanchez, ex militante di Izquierda Unida passata a Podemos. Nel marzo del 2015 annunciaro­no la rottura via Facebook. La politica prima di tutto. Pablo abita da solo a Vallecas, zona molto popolare e periferica di Madrid, nell’appartamen­to che era della nonna. Della signora sono rimasti i mobili e, sembrerebb­e, anche le compere in frigorifer­o. Chi l’ha visto lo descrive desolante, con il vasetto di margarina fiorito di muffe. Moda e sport non lo accendono. E’ permaloso e cocciuto. Ha salutato un politico amico con un bacio sulla bocca. Forse per sbaglio. Gli avversari l’hanno criticato e lui ha inserito il gesto nel proprio personaggi­o. «Non ci vedo niente di male a baciare, maschi o femmine, sulla bocca». «Il domani è suo» assicura l’ex maestro.

Da studente Erasmus a Bologna e Padova, si avvicina alle tute bianche di Luca Casarin e al movimento contro il neoliberis­mo Il suo nome è il suo destino: Pablo Iglesias era il sindacalis­ta che nel 1879 fondò il Psoe, che il nuovo Iglesias sta per rifondare

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