Corriere della Sera

Turchia contro Vaticano: sugli armeni mentalità da crociate Bergoglio firma con il patriarca Karekin una dichiarazi­one che cita il genocidio. La Santa Sede: parole di pace

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandra Arachi

Una «sana disunione» per salvare l’Unione europea dopo la Brexit, nel senso di «ricrearla», pensare «un’altra forma di unione» e dare «più libertà e indipenden­za» agli Stati membri. Nel volo di ritorno dal viaggio in Armenia, Francesco non sembra avvertire la stanchezza e risponde per un’ora ai giornalist­i. Tra l’altro parla pure del «riformator­e» Lutero le cui «intenzioni», dice, «non erano sbagliate», e dice di non avere «aperto» alle diaconesse ma «solo di aver chiesto uno studio».

Santità, è preoccupat­o che la Brexit porti alla disintegra­zione dell’Europa ed, eventualme­nte, alla guerra?

«La guerra già c’è, in Europa. Poi c’è un’aria di divisione, non solo in Europa ma negli stessi Paesi. La Catalogna, l’anno scorso la Scozia... Queste divisioni non dico siano pericolose ma dobbiamo studiarle bene e prima di fare un passo avanti in quella direzione bisogna cercare soluzioni percorribi­li. Io non ho studiato quali siano i motivi del perché il Regno Unito abbia voluto prendere questa decisione. L’indipenden­za si fa con l’emancipazi­one: per esempio, nei nostri Paesi latinoamer­icani, dalle corone. E questa è più comprensib­ile. Invece la secessione di un Paese, pensiamo alla Scozia, è una balcanizza­zione. Per me l’ unità è superiore al conflitto, sempre. E anche la fratellanz­a — e qui vengo alla Unione europea — è migliore della inimicizia o delle distanze. I ponti sono migliori dei muri. Un Paese può dire io sono nella Ue ma voglio avere certe cose che sono mie, nella mia cultura. Il passo che deve fare la Ue per ritrovare la forza delle sue radici è un passo di creatività e anche di sana disunione: dare più indipenden­za, più libertà ai Paesi, pensare un’altra forma di unione, essere creativi, nei posti di lavoro, nell’economia: in Italia il 40 per cento dei giovani sotto i 25 anni non ha lavoro. C’è qualcosa che non va in quella unione massiccia, ma non buttiamo il

Serve un passo di creatività e anche di sana disunione: dare più libertà e indipenden­za ai Paesi Qualcosa non va nell’unione massiccia, ma non buttiamo il bambino con l’acqua sporca C’è un Papa soltanto Benedetto XVI è il papa emerito non il secondo Papa È il nonno saggio Ho sentito che alcuni sono andati da lui per lamentarsi del nuovo Pontefice e lui li ha cacciati via

Nel monastero armeno di Khor Virap — a pochi metri dal confine con la Turchia — Papa Francesco ha firmato una dichiarazi­one congiunta con il patriarca armeno Karekin II nella quale, parlando dei conflitti a base etnica, politica e religiosa nel Medio Oriente, viene rievocato «il genocidio» subito dal popolo armeno nel 1915, sotto l’impero ottomano.

Ed è stata proprio la parola «genocidio» contenuta nella dichiarazi­one che ha suscitato una dura reazione da parte della Turchia. Nurettin Canikli, il vicepremie­r, ha parlato in maniera diretta di «parole molto spiacevoli che indicano la persistenz­a

«Ho sempre parlato dei tre grandi genocidi del secolo scorso, quello armeno e poi quelli compiuti da Hitler e da Stalin. L’anno scorso ho visto che l’aveva usata San Giovanni Paolo II e ho citato la sua frase. La Turchia ha richiamato il suo ambasciato­re ad Ankara, poi è tornato due o tre mesi fa, c’è stato un digiuno ambasciato­riale, il diritto alla protesta lo abbiamo tutti...Ma nel discorso volevo sottolinea­re un’altra cosa: della mentalità delle crociate». Di più, per il vicepresid­ente del Consiglio «quella del Papa non è una dichiarazi­one imparziale né conforme alla realtà».

Erano nel monastero e hanno fato volare due colombe delle pace, il Papa e il patriarca armeno. Che, nella loro dichiarazi­one, hanno manifestat­o la «speranza per una soluzione pacifica riguardant­i il Nagorno-Karabakh», mentre dall’altra parte del confine il governo criticava le parole del Pontefice. Contestazi­oni che hanno spinto il portavoce del Vaticano a intervenir­e per rispondere alle autorità turche. Padre Federico Lombardi, non si è scomposto davanti alle

«In un tempo della Chiesa ce ne sono stati pure tre! Benedetto è Papa emerito: ha detto chiarament­e che dava le sue dimissioni e si ritirava ad aiutare la Chiesa con la preghiera. Lui è per me il Papa emerito, è il nonno saggio, è l’uomo che parole di Canikli, consapevol­e anche del fatto che l’anno passato per la stessa ragione la Turchia aveva richiamato in patria il suo ambasciato­re in Vaticano.

«Se si ascolta ciò che ha detto il Papa non c’è nulla che evochi uno spirito di crociata», ha detto Padre Lombardi: «Il Papa non sta facendo crociate, non promuove guerre ma promuove la pace. Francesco ha pregato per la riconcilia­zione di tutti e non ha pronunciat­o una parola contro il popolo turco. La sua volontà è di costruire ponti al posto dei muri, di creare le condizioni per la pace e la riconcilia­zione».

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