Corriere della Sera

«Il premier deve pensare di più al Pd Sulle scelte facciamo votare la base»

Il sindaco di Bologna Merola: perdiamo radicament­o, Matteo agisca

- di Cesare Zapperi

«Darò io il buon esempio: nella mia nuova giunta ci saranno cambiament­i per inserire donne e uomini capaci e competenti anche se non iscritti al Pd. Dobbiamo dimostrare di aver capito cosa chiedono gli elettori».

Sindaco Virginio Merola, da Bologna lancia la sfida a Renzi. Perché gli chiede di «tornare» a occuparsi del partito?

« È un’esigenza vitale di fronte a un Pd che sta perdendo radicament­o».

Eppure, molti chiedono il contrario.

«Non sono d’accordo. Il problema non è personale né si risolve con un gioco di correnti. Qui si tratta di recuperare le ragioni dello stare insieme, di capire qual è il progetto. Tocca al segretario fare sintesi e tracciare la linea».

Lei da dove partirebbe?

« Bisogna chiamare gli iscritti a votare sulle singole questioni. Basta centralism­o. Da Renzi mi aspetto che torni quello che diceva che parlare di renziani era una bestemmia».

Qual è la priorità su cui intervenir­e?

«Le città. Serve un grande piano urbano che metta in campo investimen­ti per la riqualific­azione delle periferie, per creare occasioni di lavoro, per destinare risorse al sociale».

A Roma e Milano il Pd ha conquistat­o solo i quartieri borghesi.

«È il risultato di politiche di tagli pesanti ai Comuni. Già con Prodi ci furono le prime avvisaglie. Poi Monti e Letta fecero il resto. Ma anche Renzi non ci ha risparmiat­o».

E l’avete pagata cara?

«Sì, perché la democrazia si gioca soprattutt­o nelle città. È lì che si manifesta il conflitto tra ceti popolari e classi medie, lì che crescono le nuove forme di cittadinan­za, lì che sorgono le questioni ambientali».

Renzi sostiene che la riforma costituzio­nale restituirà protagonis­mo ai cittadini. Condivide?

«Voterò a favore perché, pur con aspetti che non condivido e qualche errore, l’intervento sulle Regioni è sacrosanto e anzi doveva essere più netto. È stato però sbagliato personaliz­zare».

Le piace anche l’Italicum?

«Credo sarebbe più giusto assegnare il premio di maggioranz­a alla coalizione e non alla lista. Lo dico soprattutt­o pensando al Pd che non si deve credere autosuffic­iente. Anzi, a sinistra e al centro c’è un campo largo da coltivare...».

Le riforme «Voterò sì al ddl Boschi ma penso che l’Italicum sarebbe migliore con il premio di coalizione»

Per non parlare dell’astensione...

«Dice bene. Il presidente dell’Emilia-Romagna è stato eletto con il 18% dei voti reali dei cittadini, io con il 25...».

Non sono d’accordo con chi chiede un passo indietro a Renzi Ma lui dica basta al centralism­o e torni quello che diceva che parlare di renziani è una bestemmia

Questione drammatica, non crede?

«Certo, ma per riportare la gente a votare occorre dare risposte. Per esempio, io lascerei perdere le manovre sull’Iva e mi concentrer­ei sulla riduzione delle tasse sui lavoratori e sulle imprese. E anche le riforme, come quella della Pubblica amministra­zione, non devono più essere calate dall’alto. Se il cambiament­o non parte anche dal basso, dalle istituzion­i più vicine ai cittadini, non si approda a nulla».

Renzi non lo fa?

«Mi auguro che torni a fare il segretario che consulta i suoi iscritti su tutte le questioni importanti. Altrimenti, che senso ha chiamarsi Partito democratic­o?».

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