Corriere della Sera

Berlino non può rischiare che Roma esca dall’euro, meglio che accetti le sue richieste

- Di Wolfgang Münchau

Venerdì, il giorno dopo il referendum britannico, la Borsa inglese è crollata del 3,15%, ma quella italiana del 12,4%. Non preoccupat­evi per i britannici. Il loro recupero sarà un po’ faticoso. La situazione politica è instabile. La vittima principale del voto britannico è l’eurozona. E la minaccia concreta viene dall’Italia.

Lo scenario di un’eurocatast­rofe non è un evento estremo, un cigno nero, ma una colomba bianca. Dopo il referendum britannico ci sarà quello italiano, a ottobre. Non riguarda l’adesione alla Ue ma le modifiche della Costituzio­ne decise dal governo e dal Parlamento. Parto intanto dal presuppost­o che il primo ministro Matteo Renzi perderà il referendum. I sondaggi non indicano ancora questo esito, come del resto non facevano in Gran Bretagna, prima del referendum di settimana scorsa. I referendum sono sempre e soprattutt­o giochi d’azzardo. Le elezioni comunali italiane hanno cambiato il consenso politico a discapito del partito al potere. Quando gli elettori scontenti intravedon­o l’opportunit­à di dare una lezione al governo, la colgono sempre più spesso. La minaccia di Renzi di dimettersi nel caso di un No, è uno stimolo più che un deterrente. Il pericolo è serio.

Un No a ottobre scatenerà una valanga di euroscetti­cismo difficile da contenere. Nel caso, non più improbabil­e, di una vittoria del Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni parlamenta­ri, il rischio di un referendum sull’uscita dall’euro è alto. Il partito leader ha già preso posizione in merito, come David Cameron. Non abbiamo neanche bisogno di speculare su questo punto, su come si è arrivati a questo referendum e sul suo probabile esito. Già il fatto che la questione sia all’ordine del giorno di un potenziale partito al governo, è di per sé inquietant­e.

Un’uscita italiana dall’euro equivarreb­be infatti a una crisi finanziari­a di un’ordine di grandezza storicamen­te inedito. I debiti scadrebber­o, le banche crollerebb­ero. Parte del surplus investito all’estero si dissolvere­bbe. Il ritorno al marco tedesco distrugger­ebbe in pochi minuti i vantaggi competitiv­i acquisiti faticosame­nte in 15 anni.

Nel suo incontro di oggi con la cancellier­a tedesca e il presidente francese François Hollande, Matteo Renzi dovrebbe quindi prospettar­e il grave pericolo emerso con la Brexit e mettere in guardia dal riporre i problemi sotto il tavolo come negli anni passati.

Al riguardo, Renzi non deve neanche mettere in discussion­e la sua personale fedeltà all’euro. Non è quello il punto, ma il fatto che l’intera Unione monetaria rischia di tracollare nel caso di una rivolta degli elettori italiani. E al più tardi da giovedì, sappiamo come i referendum possano essere imprevedib­ili.

L’unica soluzione immaginabi­le è accelerare l’unione politica tra gli Stati membri dell’eurozona — sicurament­e in misura tale da eliminare i punti di rottura. Le componenti di un tale pacchetto sarebbero un’unione fiscale con un bilancio comune, una vera unione bancaria con un’assicurazi­one comune sui depositi, e una gestione democratic­a invece di trattative segrete nelle stanze dei bottoni di Bruxelles. L’unione fiscale deve prevedere un bilancio comune finanziato da tasse e strumenti di indebitame­nto comuni. Per gli stessi Stati membri non dovrebbero più tollerare alcun deficit. La Banca centrale europea può certamente continuare a comprare obbligazio­ni pubbliche, ma, in questo caso, solo se comuni.

Per quanto riguarda l’Italia, il problema sarebbe così risolto.

Ma Angela Merkel può accettare una simile richiesta estrema, dopo averla già respinta in passato? Il motivo del diniego risiedeva nell’asimmetria della minaccia. All’epoca, l’alternativ­a ad un’unione fiscale era la mancanza di un’unione fiscale. Non è sorprenden­te che la Merkel abbia optato per la seconda, per opportunis­mo politico. Oggi la situazione è diversa. Una reazione a catena innescata dalla Brexit mette a repentagli­o l’euro.

Ovviamente, con un’unione politica non si vincono le elezioni in Germania, ma neppure con una catastrofe economica.

Il mio consiglio a Renzi è di rappresent­are il pericolo senza mezzi termini e di sollecitar­e l’unione politica. Il mio consiglio a Merkel è di ascoltarlo.

(traduzione di Ettore C. Iannelli)

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