Corriere della Sera

Principio Oltre dubbi e certezze, resta il valore dell’uomo come forza cosciente capace di coordinare mezzi in vista della produzione di scopi

- Marco Del Corona

rivendicaz­ione del primato della politica ha la pretesa di risalire la corrente, è cioè una lotta di retroguard­ia. La stessa economia capitalist­ica, che ancora domina il mondo, ha istituito rapporti tali, con l’apparato tecno-scientific­o, che fanno trasparire la destinazio­ne al dominio da parte di quest’ultimo.

La cautela con cui si procede nelle riforme costituzio­nali è dovuta all’esigenza che non vadano perduti certi valori imprescind­ibili contenuti nella Costituzio­ne italiana — soprattutt­o quelli riguardant­i i diritti dell’uomo. Ma la destinazio­ne al dominio della tecnica è insieme la formazione di un diverso modo di essere uomo — diverso dalle interpreta­zioni che dell’esser uomo sono state date lungo la storia dell’Occidente: cristiana, rinascimen­tale, illuminist­a, capitalist­ica, comunista, eccetera. La gran questione è allora se una Costituzio­ne, mostrando di difendere i diritti umani — e dando a questo suo intento un’impronta decisament­e giusnatura­listica — non abbia invece a difendere una di quelle interpreta­zioni, lasciando sullo sfondo il senso autentico che l’esser uomo ha assunto lungo la storia dell’Occidente. Giacché dubbi in proposito se ne possono e se ne debbono avere, visto anche che tutte le leggi — e soprattutt­o la Grundnorm in cui la Costituzio­ne di uno Stato consiste — sono scritte dai vincitori (sempre poco propensi a ottenere la condivisio­ne dei vinti). A chiariment­o di quanto ho asserito, concludo dicendo che quel che ho chiamato «senso autentico» dell’esser uomo è sotteso (restandone variamente alterato) a tutte le interpreta­zioni che se ne sono date, ed è l’uomo come forza cosciente capace di coordinare mezzi in vista della produzione di scopi. Ciò significa che, al di là di ogni superfetaz­ione, l’uomo è un essere tecnico. Infatti l’essenza della tecnica, quindi anche della tecnica guidata dalla scienza moderna, è appunto e innanzitut­to quella capacità di coordiname­nto. Non un viaggio ma, come recita il sottotitol­o, «stazioni di un viaggio in Giappone». Con La quindicesi­ma roccia (prefazione di Grazia Marchianò, Castelvecc­hi, pp. 185, 19,50) Francesco Lizzani si confronta con un mondo altro per eccellenza, dove la morte del maestro zen Rikyu dialoga con quella di Socrate, «un’ultima grande medita-azione». È la scoperta di sé, appunto, come Altro: «Ecco chi sono: anch’io un prodotto, un figlio di questa storia, un’immagine dotata di un’identità: sono un Occidental­e» a cura di

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