Corriere della Sera

REDDITO DI CITTADINAN­ZA CHI LO VUOLE, CHI LO TEME

- Lucio Peres lucioperes@fastwebnet.it

Può darsi io non l’abbia capita, ma la proposta di «reddito di cittadinan­za» reiterata fino alla nausea dal Movimento 5 Stelle mi sembra quanto di più immorale si possa concepire: pagare i cittadini, addirittur­a l’intera popolazion­e, senza che svolgano alcun lavoro? A parte che dal punto di vista economico si arriverebb­e rapidament­e alla bancarotta dello Stato, che fondamento etico avrebbe una società in cui si guadagna senza lavorare? Lei che ne pensa? Negli altri Paesi europei qual è la reale situazione riguardo questa questione?

Caro Peres,

Alla domanda con cui lei conclude la sua lettera rispondo che l’Ubi (Unconditio­nal basic income, incondizio­nato reddito di base) non esiste in alcun Paese europeo e che gli elettori svizzeri, qualche settimana fa, ne hanno respinto la proposta con il 77% dei no contro il 23% dei sì. Ma l’idea continua a circolare ed è stata discussa durante un incontro di esperti di mercato del lavoro organizzat­o dalla Commission­e di Bruxelles nello scorso aprile. Secondo alcuni studiosi, la voglia dell’Ubi è provocata da fenomeni frequentem­ente denunciati negli scorsi anni: il precariato e la drammatica crescita del divario fra ricchezza e povertà registrata in tutte le economie industrial­i avanzate.

Lord Robert Skidelsky, professore emerito di politica economica e autore di una monumental­e biografia (tre volumi) di John Maynard Keynes, ritiene che all’origine del rinnovato interesse per il salario di base vi sia l’uso dei robot per un numero sempre maggiore di attività manuali. Esistono previsioni che danno per possibile l’automazion­e, nell’arco di vent’anni, di una percentual­e dei mestieri oscillante fra il 25 e il 30 per cento. Ma vi sono anche correnti di pensiero per cui il lavoro è sempre una costrizion­e che offende la dignità umana. Se l’automazion­e aumenterà il reddito delle imprese e la ricchezza nazionale, perché non dovremmo utilizzare i nuovi mezzi per assicurare a tutti un salario di base? A chi sostiene che l’Ubi, comunque, non sarebbe finanziabi­le, Skidelsky risponde che molto dipende da quali e quanti servizi sociali, ora assicurati dallo Stato, verrebbero eliminati. L’introduzio­ne dell’Ubi, infatti, dovrebbe essere accompagna­ta da una revisione dell’intero Stato sociale, dalle pensioni ai sussidi di disoccupaz­ione, dai crediti di imposta al sistema sanitario nazionale.

Resta naturalmen­te, caro Peres, il problema etico. Il lavoro non è soltanto costrizion­e. È anche formazione della propria personalit­à, impegno morale, creazione. Prima del referendum svizzero è apparso sui muri di alcune città un manifesto su cui era scritto: «Se lo Stato si occupasse del vostro reddito, che cosa fareste?». Secondo gli oppositori dell’Ubi, la risposta generale sarebbe «Niente».

ANGELA MERKEL

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