Corti, reattivi, lanci e niente dribbling La gabbia per intrappolare Iniesta
Importante spegnere la luce al regista che detta i tempi del gioco spagnolo
Lo stade de France è un tempio maledetto in cui l’Italia è caduta già due volte e l’ottavo contro la Spagna ha il sapore acido di una finale anticipata. Antonio Conte sa che c’è una sola strada per superare indenne l’ostacolo: l’organizzazione abbinata ad uno straordinario furore. Dentro un Europeo sino adesso più tattico che spettacolare, il senso di squadra degli azzurri può avere il sopravvento sul tiki-taka annacquato di Del Bosque.
Conte la partita senza domani l’ha preparata nei dettagli: più lanci che dribbling, squadra corta e reattiva, baricentro basso con palleggio corto e fulminanti ribaltamenti di fronte palla a terra. «Non bisogna sbagliare la fase offensiva», dice. Bonucci e De Rossi dovranno accendere l’Italia con il lancio lungo per l’inserimento improvviso di Giaccherini. Se il piccolo Giacche, lesto, abile e veloce, trova il tempo giusto per sorprendere i maestri del possesso, può cambiare lo spartito della partita. Come contro il Belgio.
Per il resto la sfida si deciderà nella nostra metà campo, una zona trafficatissima in cui gli spagnoli cercheranno di riconquistare subito palla e noi di far ripartire l’azione. Il piano di Conte è ardito e pericoloso perché per farlo funzionare bisogna intasare le linee e non calare mai l’attenzione. E la difesa dovrà essere di ferro, la stessa che con i magnifici «bastardi», cioè i titolari, non ha preso gol nelle ultime 4 partite. Il c.t. fa leva sul blocco Juve, da Buffon a Chiellini in ordine di ruolo per cercare di mettere la museruola a Morata che Antonio vorrebbe al Chelsea. Se le fondamenta sono buone, tutto può diventare possibile. Loro sono più bravi di noi, ma in teoria anche più stanchi. L’Italia dovrà rimanere aggrappata alla partita e cogliere l’occasione se capiterà.
La missione in fase di non possesso sarà spegnere la luce spagnola. Il talento di Iniesta è il più temuto nello spogliatoio. Il regista che fa girare il Barcellona non sarà marcato a uomo, ma nella sua zona dovranno esserci sempre due o tre maglie azzurre: Parolo davanti a lui, De Rossi a raddoppiare, Florenzi se lo spagnolo deciderà di allargarsi. Una specie di gabbia mobile che prevede attenzione e movimenti sincronizzati. Anche agli attaccanti sarà chiesto un contributo. Pellé, per esempio, oltre a favorire gli inserimenti dei centrocampisti con il gioco di sponda, dovrà retrocedere per togliere fiato a Busquets.
Tutto è stato studiato nella saletta video e provato sul campo. Ma un conto è la teoria e un altro la pratica. La Spagna è un concentrato di talento: palleggio, tagli, movimenti senza palla. E il talento di tanti campioni. Due giorni fa Barzagli ha ricordato che per vincere «sono decisivi i duelli». Noi speriamo che sia la squadra, un mare azzurro a occupare il campo e a respingere l’orda spagnola. Loro sono più forti, ma l’Italia nella sofferenza spesso si esalta. Brutti e sporchi. Magari vincenti.