Corriere della Sera

La partita di Parigi val bene una messa (spostata)

- Di Fabrizio Roncone

Don Gino ha spostato l’orario della messa per vedersi Italia-Spagna. «Beh... Un pastore deve sempre stare tra le sue pecorelle, no? Ma se le pecorelle stanno tutte davanti alla tivù per assistere all’impresa della Nazionale, il pastore le segue... Eh eh...». L’ha detto anche Pirlo. «Cos’ha detto?», chiede Loris, mentre prepara un gelato per il figlio della farmacista (poi, a bassa voce: «Te tu non paghi, piccino: dillo alla tu mamma, che il Loris te l’ha regalato...»).

Pirlo dice che ha parlato con De Rossi e Buffon e li ha sentiti carichi e pronti, appunto, all’impresa.

«Ci stiamo fomentando — interviene Sarti, il medico — Il che, sia chiaro, va benissimo: l’idea di partire sconfitti ci esalta, lì diamo il meglio. Poi però sento Bruno Conti e...».

Su Bruno Conti la prego di essere misurato.

«Guardi che Conti è una leggenda anche per me, che pure tifo per la viola... Ma non può dire che Conte gli ricorda Bearzot...». Sì, s’è un po’ allargato. «Intanto Bearzot era capace di cambiare modulo: in Argentina giocò con due ali larghe, Causio e Bettega, ma quattro anni dopo, in Spagna, cambiò tutto. E poi Bearzot aveva uno stile che...».

Loris: «Si può aggiungere anche un’altra cosa: che con tutti i soldi che prende dalla Federazion­e, il signor Conte dovrebbe portarci almeno ai quarti!».

Va così al Bar Sport: tra euforia, vecchi rancori e scetticism­o. Poi però, all’Inno di Mameli, tifo scatenato. Loris ha pure appeso il tricolore. Avanti Italia, coraggio.

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