La Germania si sblocca Travolta la Slovacchia
Tedeschi con una sola paura: trovare gli azzurri
La Germania ha un protocollo da rispettare. È sempre uguale: ripetitiva e vincente, mai noiosa né banale. La forza si mostra in molti modi, la potenza è una velenosa percezione assorbita e fissata dalla paura nell’animo degli avversari. La filosofia si riassume in un semplice concetto: la Mannschaft è davvero «La Squadra», da battere. La Slovacchia da cencio grinzoso qual era è uscito straccio stirato dalla pressa tedesca. Il passaggio ai quarti è una formalità espletata senza cerimonie, piuttosto con una lezione di calcio. Chi ama tattica e bel gioco può finire stregato dalla formazione di Löw, custode nella sua cassaforte di tre doni meravigliosi per un allenatore: solidità, concretezza e fantasia.
I campioni del mondo hanno il timore di vedersi fiaccati e sconfitti dalla psicosi da cui non riescono a liberarsi. L’unica paura è pescare un’altra volta la luna nera dell’Italia, secolare maledizione teutonica mai battuta né ai Mondiali né agli Europei. Il c.t. Löw vota Spagna. stata proprio Buffon: «Mi ricordo bene — dice Gigi —: come tutti i ragazzi, nei momenti difficili anche Alvaro tendeva a deprimersi e a trovare piccoli alibi e a piangersi addosso: gli dissi che quando avesse smesso di farlo, sarebbe tornato a fare la differenza. E così è stato, perché è giovane, intelligente, ascolta e si mette in discussione». Se Buffon ammette di emozionarsi anche a 38 «Non passo notti insonni per sapere chi affronteremo. La Spagna è favorita con gli azzurri, l’Italia però è forte in difesa e capace di tutto». Asciutto Mario Gomez: «Preferisco la Spagna».
Chi però cercava una squadra spettacolare è servito: la Germania ha tutto e pure il di più. Sta imponendo un modello vincente contro formazioni barricate, il sistema va ancora testato con le grandi. Gioca con due difensori centrali sempre bassi, i terzini si aprono larghi e alti fino a completare una linea d’attacco di sei uomini. La trequarti avversaria viene così trasformata in un flipper pieno di giocolieri, da cui si esce triturati.
La Slovacchia non ha fatto eccezione: il c.t. Kozak convinto di salvarsi ha proposto l’acerbo difensore sampdoriano Skriniar davanti alla difesa. Il viaggio della speranza è finito ancor prima di partire, chiuso dal gol al volo di Boateng. È la seconda rete di un centrale dopo Mustafi all’esordio, mentre la difesa tedesca resta senza gol al passivo. Forte dietro e straripante davanti. La Germania ha Tutto facile Jerome Boateng e Julian Draxler festeggiano l’agevole successo sulla Slovacchia negli ottavi di finale allo stadio Pierre-Mauroy di Villeneuved’Ascq, vicino Lille. Entrambi sono andati a segno. L’altra rete porta la firma di Gomez, ex Fiorentina (Afp) tirato 19 volte in porta e in una squadra dalla produzione così esagerata è rifiorito l’ex della Fiorentina Mario Gomez, autore del raddoppio e procacciatore del rigore fallito da Ozil, primo tedesco a sbagliare un penalty in un Europeo dal 1976.
La Slovacchia è affogata in fretta e s’è notata solo per due tiri del milanista Kucka, buoni a confermare le qualità di Neuer. Khedira ha stravinto il duello con Hamsik, Kroos ha dominato in mezzo, Draxler (tanto inseguito in passato dalla Juventus) a dribbling e assist ha unito la mezza rovesciata del 3-0. Tutti sono battibili, la Germania un po’ meno. partite consecutive senza subire gol per la Germania; 6 i gol segnati «Ormai quella non è più Spagna, a luglio e agosto gli spagnoli se ne vanno. Ora sembra Miami».
Il Real Madrid ha vinto la Champions, il Barcellona davanti ha Messi, Suarez, Neymar. Inter e Milan (quasi) ormai sono cinesi, che a calcio — come direbbe Chiellini — sono delle pippe. Il divario Italia-Spagna è anche questo.