Rossi naufrago, il Mondiale si allontana
Gara spezzata in due dalla pioggia, Valentino scivola mentre era in testa: «Un errore da somaro» A sorpresa vince l’australiano Miller davanti a Marquez, sempre più leader. Lorenzo è solo decimo
Un somaro non può guidare una moto, figurarsi sull’acqua. Così non capisce, esagera, scivola, cade e forse dice addio al Mondiale. A piazzarsi dietro la lavagna con le orecchione basse è lo stesso Valentino e l’autocritica è l’unico suo colpo di classe in questa domenica infernale: «Sono stato un somaro. Ho esagerato, errore mio, da principiante. Non ho capito che stavo andando troppo forte, invece un pilota certe cose dovrebbe saperle. Per questo chiedo scusa al mio team».
Il campione, improvvisamente vulnerabile, ha la faccia triste di chi ha appena scoperto che anche a 37 anni, nonostante la saggezza e tutto il resto, la fesseria è sempre in agguato. Sport metafora di vita, certo, o semplicemente luogo di errori. Se ne fanno sempre, ieri quello che ne ha fatti meno è stato il 21enne australiano Jack Miller, Carneade al primo centro in MotoGp dov’era saltato nel 2015 direttamente dalla Moto3 e non aveva mai fatto meglio di 10°. L’azzardo Honda era stato molto criticato, così Crazy Jack, dopo avere bevuto lo champagne dagli stivali, si è preso la rivincita: «Visto, voi che mi davate dell’idiota?». Almeno ieri, ha avuto ragione Al Settecolli Federica Pellegrini (foto) vince i 200 stile libero in 1’54’’55, ottimo tempo anche in vista dei Giochi di Rio, dove l’atleta porterà la bandiera italiana nella cerimonia inaugurale. È il secondo miglior crono dell’anno dopo quello di Katy Ledecky (1’54’’43). Per la Pellegrini è anche il miglior tempo da quando non ci sono più i «supercostumi» e il quarto in carriera. «Andrò a Rio — ha detto — a giocarmela anche con ragazze che hanno dieci anni meno di me». lui. Ma bravo almeno come Miller è stato Marquez, che con il secondo posto davanti all’ottimo ducatista Pramac Scott Redding, ha piazzato un tremendo gancio ai menti di Rossi e di Lorenzo, decimo dopo un weekend orribile in cui, ha ammesso, ha avuto solo paure. Marc ora ha 24 punti su Jorge e 42 su Valentino: in pratica, una fuga.
La gara è stata terribile, durissima e, per chi apprezza certi scenari dark alla Lansdale, magnifica. Sotto un cielo molto olandese e un po’ biblico, al 15° dei 26 giri è stata sospesa perché la pista era diventata impraticabile: il motociclismo era diventato motonautica, i piloti facevano aquaplaning con visuale nulla e il solo gps della memoria a guidarli nel bosco. Troppo pericoloso, inevitabile la bandiera rossa. In quel momento, dopo un brillante interregno del ducatista Hernandez, poi caduto, guidava un grandissimo Dovizioso su Petrucci e Rossi, con Marquez 5° e Lorenzo 20°. Per Dovi era il solito colpo di sfortuna: altri due giri e si sarebbe arrivati al 75% per cento di gara, il quorum per chiuderla lì e assegnargli la vittoria. Invece dopo 31 minuti si ricominciava per un miniGp di 12 giri. Ora che non diluvia più alle gomme dure si preferiscono le soft, e il particolare sarà decisivo. Dunque pronti via e Rossi vola, Dovizioso segue, Marquez è terzo. Al 2° giro Andrea esagera e cade: «Come Vale, ho sbagliato». Al 3° Rossi lo imita. Spiegazione tecnica: «Con la gomma morbida avevo molto più grip, mi sono fidato». Marquez si trova così in testa, ma Miller è indemoniato. Lo spagnolo, ormai cintura nera di ragioneria, furbo lo lascia andare e poi spiegherà: «Gara bagnata va solo finita. Con Valentino out ero a posto così».
Quando poi Marquez aggiunge che «Vale è più veloce quest’anno del 2015 ma è più sfortunato» mette solo altro sale sulle ferite. Perché Rossi — in gran forma eppure al terzo zero in 8 gare, il secondo per un proprio sbaglio — sa bene che ieri potrebbe essersi deciso il suo campionato: «Era una chance enorme, invece ho commesso uno degli errori peggiori della mia carriera. Il Mondiale? Ora è un grosso problema». Valentino sospira a testa bassa incredulo e evoca Yogi Berra: «Comunque non è finita finché non è finita». Ma non sembra crederci nemmeno un secondo.