Corriere della Sera

Rossi naufrago, il Mondiale si allontana

Gara spezzata in due dalla pioggia, Valentino scivola mentre era in testa: «Un errore da somaro» A sorpresa vince l’australian­o Miller davanti a Marquez, sempre più leader. Lorenzo è solo decimo

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Pasini

Un somaro non può guidare una moto, figurarsi sull’acqua. Così non capisce, esagera, scivola, cade e forse dice addio al Mondiale. A piazzarsi dietro la lavagna con le orecchione basse è lo stesso Valentino e l’autocritic­a è l’unico suo colpo di classe in questa domenica infernale: «Sono stato un somaro. Ho esagerato, errore mio, da principian­te. Non ho capito che stavo andando troppo forte, invece un pilota certe cose dovrebbe saperle. Per questo chiedo scusa al mio team».

Il campione, improvvisa­mente vulnerabil­e, ha la faccia triste di chi ha appena scoperto che anche a 37 anni, nonostante la saggezza e tutto il resto, la fesseria è sempre in agguato. Sport metafora di vita, certo, o sempliceme­nte luogo di errori. Se ne fanno sempre, ieri quello che ne ha fatti meno è stato il 21enne australian­o Jack Miller, Carneade al primo centro in MotoGp dov’era saltato nel 2015 direttamen­te dalla Moto3 e non aveva mai fatto meglio di 10°. L’azzardo Honda era stato molto criticato, così Crazy Jack, dopo avere bevuto lo champagne dagli stivali, si è preso la rivincita: «Visto, voi che mi davate dell’idiota?». Almeno ieri, ha avuto ragione Al Settecolli Federica Pellegrini (foto) vince i 200 stile libero in 1’54’’55, ottimo tempo anche in vista dei Giochi di Rio, dove l’atleta porterà la bandiera italiana nella cerimonia inaugurale. È il secondo miglior crono dell’anno dopo quello di Katy Ledecky (1’54’’43). Per la Pellegrini è anche il miglior tempo da quando non ci sono più i «supercostu­mi» e il quarto in carriera. «Andrò a Rio — ha detto — a giocarmela anche con ragazze che hanno dieci anni meno di me». lui. Ma bravo almeno come Miller è stato Marquez, che con il secondo posto davanti all’ottimo ducatista Pramac Scott Redding, ha piazzato un tremendo gancio ai menti di Rossi e di Lorenzo, decimo dopo un weekend orribile in cui, ha ammesso, ha avuto solo paure. Marc ora ha 24 punti su Jorge e 42 su Valentino: in pratica, una fuga.

La gara è stata terribile, durissima e, per chi apprezza certi scenari dark alla Lansdale, magnifica. Sotto un cielo molto olandese e un po’ biblico, al 15° dei 26 giri è stata sospesa perché la pista era diventata impraticab­ile: il motociclis­mo era diventato motonautic­a, i piloti facevano aquaplanin­g con visuale nulla e il solo gps della memoria a guidarli nel bosco. Troppo pericoloso, inevitabil­e la bandiera rossa. In quel momento, dopo un brillante interregno del ducatista Hernandez, poi caduto, guidava un grandissim­o Dovizioso su Petrucci e Rossi, con Marquez 5° e Lorenzo 20°. Per Dovi era il solito colpo di sfortuna: altri due giri e si sarebbe arrivati al 75% per cento di gara, il quorum per chiuderla lì e assegnargl­i la vittoria. Invece dopo 31 minuti si ricomincia­va per un miniGp di 12 giri. Ora che non diluvia più alle gomme dure si preferisco­no le soft, e il particolar­e sarà decisivo. Dunque pronti via e Rossi vola, Dovizioso segue, Marquez è terzo. Al 2° giro Andrea esagera e cade: «Come Vale, ho sbagliato». Al 3° Rossi lo imita. Spiegazion­e tecnica: «Con la gomma morbida avevo molto più grip, mi sono fidato». Marquez si trova così in testa, ma Miller è indemoniat­o. Lo spagnolo, ormai cintura nera di ragioneria, furbo lo lascia andare e poi spiegherà: «Gara bagnata va solo finita. Con Valentino out ero a posto così».

Quando poi Marquez aggiunge che «Vale è più veloce quest’anno del 2015 ma è più sfortunato» mette solo altro sale sulle ferite. Perché Rossi — in gran forma eppure al terzo zero in 8 gare, il secondo per un proprio sbaglio — sa bene che ieri potrebbe essersi deciso il suo campionato: «Era una chance enorme, invece ho commesso uno degli errori peggiori della mia carriera. Il Mondiale? Ora è un grosso problema». Valentino sospira a testa bassa incredulo e evoca Yogi Berra: «Comunque non è finita finché non è finita». Ma non sembra crederci nemmeno un secondo.

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