Corriere della Sera

Murray ci riprova a Wimbledon «Ma Sophia vale più del Grande Slam»

«Da quando sono diventato papà, vincere non è più un’ossessione»

- Gaia Piccardi

Diluvio Rossi si prende il comando della corsa dopo la ripresa ma scivola sull’umido: Dovizioso, in alto, era caduto poco prima (Ipp) so che piangere, per un uomo, è visto come un segnale di debolezza ma non c’è niente di più intimo che rivelare i propri sentimenti a una donna. Con Amelie sono stati due anni di lavoro proficuo. Ero fuori dai top-10, sono risalito al n.2. Si guarda avanti».

Di fronte, 2 mesi di fuoco.

«Wimbledon, che per me sarà sempre speciale. L’oro olimpico da difendere a Rio. A Parigi ho giocato il miglior Roland Garros della carriera. Sono carico, motivato».

Certo fare il tennista nell’era di Djokovic non è una botta di fortuna. Significa fare il n.2 del mondo a vita?

«Se lo pensassi, starei a casa con mia moglie e la piccola Sophia. Djokovic non ha debolezze però non è imbattibil­e. Ogni volta che scendo in campo contro di lui penso di poterlo battere».

Diventare padre l’ha resa un tennista migliore?

«Conosco il detto sui piloti di F1: un figlio ti toglie un secondo al giro. Non avrei mai pensato che una figlia ti potesse stravolger­e così l’esistenza. Sophia mi manca ogni secondo che non sono con lei».

Il weekend in Davis, a febbraio, dev’essere stato duro.

«A Birmingham, contro il Giappone. Sophia era nata da un mese e per la prima volta dovevo separarmi da lei a causa del tennis. La stiamo abituando a viaggiare ma presto vorrei avesse una cameretta tutta sua, un suo letto, i suoi giochi. I bimbi hanno bisogno di abitudini, riti».

Anche gli adulti. Rivincere Wimbledon, per esempio.

«La paternità ha influssi positivi: vincere, nel mio lavoro, è una priorità però il risultato di un torneo non è più tutto ciò attorno a cui ruota la mia giornata. Credo che Sophia sarà fiera di suo padre indipenden­temente dal palmarès… ».

Che fin qui non è male. Vincere il Queen’s per la quinta volta è un buon viatico per

Coppia Andy Murray, scozzese, 29 anni, si allena sotto lo sguardo attento di coach Ivan Lendl (Reuters)

Wimbledon.

Imbattibil­e Djokovic è il migliore, ma non è imbattibil­e. Una vita da numero 2? Se la pensassi così smetterei

« Ho fortemente rivoluto Lendl al mio fianco. Il successo a Londra dimostra che ho fatto la scelta giusta».

Sharapova, scandalo scommesse: il tennis è uno sport pulito, secondo lei?

«Parlo per me: sì. Il doping va stoppato a ogni costo: che la Federtenni­s spenda di più per i controlli, ne va della credibilit­à del nostro sport. Non mi piace chi bara né chi scommette. Se ti dopi e ti beccano, via, fuori. Non è accaniment­o, è giustizia».

Non vince un Major da tre anni: se la stagione finisse senza Slam sarebbe un flop?

«Mi ci è voluto tanto per vincere il primo, a New York quattro anni fa, che ho imparato a esercitare l’arte della pazienza. So quanto è difficile riuscirci e vivo in mezzo alla generazion­e dei fenomeni. Sono un uomo tollerante».

Quale tra i suoi successi è il fiore all’occhiello?

«L’oro ai Giochi 2012, in casa, fu incredibil­e: un mese prima, sullo stesso campo, contro lo stesso avversario, Federer, avevo perso la finale di Wimbledon. È servita molta forza mentale per ripartire. Wimbledon fa rumore: è lo Slam che ha più impatto sull’opinione pubblica. La Davis non me l’aspettavo: è stata un successo di squadra, con un sapore speciale».

Comincia domani, con Broady.

«Mai facile contro un connaziona­le. Ma ho buone sensazioni».

Comunque vada, Brexit.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy