Corriere della Sera

La Nato si rafforza nei Paesi dell’Est Quattro battaglion­i, 150 soldati italiani

La mossa per contrastar­e i russi. Stoltenber­g: «La Guerra Fredda è storia e rimarrà tale»

- di Paolo Valentino DAL NOSTRO INVIATO

VARSAVIA Costretta come Giano Bifronte a non distoglier­e lo sguardo dai pericoli del passato, mentre già incombono le sfide del futuro, la Nato prova a ritrovare un dinamismo al passo con i tempi e in grado conciliare le molte anime e percezioni che convivono, non sempre in armonia, al suo interno.

In un luogo carico di significat­i e contrappas­si, in quella Varsavia una volta icona del nemico e oggi frontiera delle inquietudi­ni per gli alleati orientali, i capi di Stato e di governo dell’Alleanza atlantica hanno aperto il vertice, che Barack Obama, al suo ultimo viaggio europeo da presidente degli Stati Uniti, ha definito «il momento più importante dalla fine della Guerra Fredda».

La decisione più attesa del summit è il via definito allo stazioname­nto a rotazione di quattro «battle groups», da 4 a 5 mila uomini in totale, in Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia, garanzia tangibile della volontà della Nato di «proteggere e difendere» gli alleati del fianco Est, di fronte al riemergere delle ambizioni espansioni­ste di Mosca. Arrivando nella capitale polacca, Obama ha annunciato che gli Stati Uniti vi contribuir­anno con mille soldati. Circa 650 saranno i militari del Regno Unito. Anche Canada e Germania si sono impegnate a inviare unità.

Nel suo intervento in plenaria, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha annunciato che l’Italia metterà a disposizio­ne fino a 150 uomini per le quattro brigate del fronte orientale, a conferma della volontà del nostro Paese di non far mai mancare il suo contributo alle scelte più importanti dell’Alleanza: «L’Italia è uno dei Paesi che dà di più alla Nato», ha detto il premier, evocando la presenza italiana in quasi tutte missioni fuori area. Renzi ha anche ricordato che per la prima volta dopo 8 anni di tagli, il bilancio della Difesa italiana si è stabilizza­to e che per il 2016 l’Italia ha aumentato del 20% gli investimen­ti nel settore.

Polacchi e baltici avrebbero voluto uno schieramen­to permanente. Ma come ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenber­g, «la Guerra Fredda è storia e deve rimanere tale», sottolinea­ndo che «la Russia non può e non deve essere isolata, perché ha un ruolo importante dentro e fuori l’Europa». «La Russia non è un avversario ma può essere un partner», ha detto il presidente francese François Hollande, appena giunto a Varsavia. Il messaggio di determinaz­ione e fermezza inviato al Cremlino si sposa quindi con la disponibil­ità a un dialogo «significat­ivo e costruttiv­o con Mosca».

Un preciso segnale di questa volontà è la riunione del Consiglio Nato-Russia, convocata per il 13 luglio prossimo. Non sarà un incontro facile. Ieri il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto che «la Russia è aperta al dialogo e non cerca un nemico, purtroppo è quello che sta succedendo, con i soldati della Nato che marciano lungo i nostri confini».

Ma il vertice di Varsavia certifica un’ambizione molto più vasta e globale dell’Alleanza atlantica. Ieri mattina sono state gettate le basi di una più stretta cooperazio­ne strategica tra la Nato e l’Unione europea, che Obama ha definito «uno dei più grandi successi politici ed economici dei tempi moderni, pietra angolare dei rapporti degli Stati Uniti col mondo». In una dichiarazi­one congiunta di Stoltenber­g, del Presidente della Commission­e Jean Claude Juncker e del Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, Nato e Ue si impegnano a condivider­e l’intelligen­ce, ampliare la cooperazio­ne navale e di terra operativa per il controllo dell’immigrazio­ne, sviluppare capacità difensive complement­ari tra i membri dell’Alleanza e quelli dell’Unione, non ultimo espandere la coordinazi­one sulla cyber security, promossa a pieno titolo a «settore operativo» al pari delle operazioni di terra, mare e aria.

È un territorio nuovo, che la prospettiv­a della Brexit rende indispensa­bile esplorare. «L’eventuale uscita della Gran Bretagna è deplorevol­e – ha detto Obama – ma non è l’inizio di un processo di disfacimen­to dell’Europa».

Con lo sguardo anche rivolto ai pericoli che emergono dal fronte Sud, una istanza da sempre sostenuta dall’Italia, il vertice polacco è ora pronto ad approvare l’uso degli Awacs della Nato per la sorveglian­za aerea nella lotta al terrorismo jihadista, l’addestrame­nto delle forze iraniane, l’aumento della presenza nel Mediterran­eo per rafforzare il controllo del flussi migratori, l’eventuale incremento della presenza militare in Afghanista­n.

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