Corriere della Sera

Renzi: l’Italicum? Una buona legge ma è modificabi­le

Cuperlo apprezza. Il premier: la Cassazione dirà se il referendum sarà spacchetta­to

- Buzzi, Gorodisky, Guerzoni, Martirano

Da Varsavia il premier Matteo Renzi difende l’Italicum e chiarisce: «È un tema nella disponibil­ità del Parlamento». Sul referendum costituzio­nale avverte: «Ove vi sia un no sarà molto difficile poterci mettere le mani per qualche decennio...». Netta chiusura di Luigi Di Maio del direttorio 5 Stelle: «Folle rivedere la legge sul voto soltanto per salvarsi le poltrone».

Se al referendum vincessero i no gli italiani potrebbero pentirsi e scoprire, come gli inglesi dopo il terremoto di Brexit, che indietro non si torna: «Ove vi sia un no alla riforma costituzio­nale sarà molto difficile poterci mettere le mani per qualche decennio... Io non vorrei che qualcuno si sveglia e vuole tornare indietro». È l’avviso che Matteo Renzi lancia da Varsavia, dove ha annunciato il suo «silenzio stampa» sulla legge elettorale. Il capo del governo difende l’Italicum e al tempo stesso chiarisce che il Parlamento è «libero» di modificare le regole del gioco.

«L’Italicum è una legge molto buona, ma ora non ne parlo più — ha dichiarato Renzi in conferenza stampa —. Sulla legge elettorale non apro più bocca, è un tema nella disponibil­ità del Parlamento». Il gruppo del Pd alla Camera è in grande fermento, 113 deputati su 181 sondati dal Corriere hanno rivelato una gran voglia di modificare le regole del gioco e il leader, cui certo non sfuggono le mosse dei parlamenta­ri dem, ricorda loro che per approvare un nuovo accordo servono i voti: «Se ci sono i numeri si può anche cambiare, io però non li vedo... Leggo di sondaggi di deputati disponibil­i a cambiarla, ma come? Chi vuole discutere, discuta, senza alcuna pressione da parte mia».

Gianni Cuperlo ha letto nelle parole del segretario una cauta apertura e ritiene «una

L’impegno L’invito di Boschi: bisogna impegnarsi e battere i conservato­ri o resteremo nella palude

buona notizia» leggere che il premier «rimette la questione nelle mani del Parlamento». Palazzo Chigi prende tempo. A chi invoca il Mattarellu­m, Renzi ricorda che «quando è stato proposto non c’erano i numeri». A chi teme il sorpasso dei 5 Stelle al ballottagg­io risponde serafico che «il rischio sta dentro il gioco democratic­o». Le sue energie vanno per ora in un’altra direzione, il referendum costituzio­nale.

Maria Elena Boschi ha aperto la «battaglia per il sì al cambiament­o» e il premier, senza più mettere in gioco il suo futuro politico, insiste sulla partita «cruciale per il futuro del Paese». La data? «A naso ottobre, non direi settembre e neanche sotto Natale». Forza Italia è furiosa all’idea che i quesiti vengano spacchetta­ti, Paolo Romani avverte che «sarebbe un inganno». E Renzi: «Io sono per una scheda sola, ma se la Cassazione darà un altro giudizio, non avrò problemi». Sull’esito della sfida sa bene che «ci potrebbero essere risultati sorprenden­ti», ma dice di fidarsi del buon senso dei cittadini e questa volta sta attento a non personaliz­zare. Sia chiaro però, sottolinea, che «il referendum non è sulla legge elettorale» e che le due cose non sono legate. È il tentativo di confutare la teoria bersaniana del «combinato disposto» e infatti Roberto Speranza ribatte polemico: «Riforma costituzio­nale e Italicum sono profondame­nte legati. È singolare come si continui a negare l’evidenza».

La Boschi chiama alle armi dirigenti e militanti. Da Napoli — dove ha debuttato Piero De Luca, il figlio del governator­e campano — la ministra sprona i dem a impegnarsi «nelle strade, nelle piazze e non solo nei circoli del Pd», perché se la riforma non passa «resteremo nella palude di oggi». La strategia è chiara. Da una parte ci sono «i più grandi conservato­ri», che vogliono «lasciare le cose come stanno». Dall’altra gli innovatori, che sognano «un Paese più semplice, più stabile, più moderno».

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(Ansa) A Napoli Vincenzo De Luca all’incontro organizzat­o dal Comitato per il Sì ascoltato dal figlio Piero, coordinato­re scientific­o del comitato, seduto alla destra di Maria Elena Boschi

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