Corriere della Sera

Il killer e quella deriva iniziata in Afghanista­n Molestò una collega, fu rispedito a casa

- @guidoolimp­io Guido Olimpio

La deriva di Micah Xavier Johnson deve essere iniziata in Afghanista­n. O magari prima. Di certo, all’epoca della missione, sono emersi dei problemi. Seri. Una soldatessa lo ha accusato di averla molestata ripetutame­nte e di averle inviato dell’abbigliame­nto intimo di Victoria’s Secret. La donna si è rivolta ai superiori invocando un ordine restrittiv­o verso il commiliton­e che, a suo giudizio, aveva bisogno di essere seguito da qualche medico.

La denuncia ha avuto qualche effetto. Il futuro killer è stato rimandato in patria — era il 2015 — ma senza note negative. Il che è strano visti quei precedenti. Li hanno sottovalut­ati? Una volta in patria Micah si è trasferito a Mesquite, vicino Dallas, dove già viveva la madre. E nonostante le autorità ribadiscan­o che non sono emersi legami con organizzaz­ioni, sono diverse le testimonia­nze che segnalano rapporti con elementi estremisti, nostalgici delle Pantere nere. È possibile che l’influenza di qualcuno, attestato su posizioni radicali e disposto anche a sparare, mescolata alle tensioni razziali abbiano lasciato il segno sul venticinqu­enne. Quanto avvenuto giovedì notte a Dallas ne è la conferma.

La polizia ha rivelato di aver trovato nell’abitazione dell’assassino un manuale scritto da Micah, annotazion­i militari, tattiche, metodi d’attacco. Per gli inquirenti potrebbe essere una sorta di piano di battaglia, poi eseguito alla lettera quando ha aperto il fuoco sulle pattuglie nel centro della città. Probabile anche che abbia condotto delle ricognizio­ni per scegliere i punti migliori per tenere sotto tiro i poliziotti.

Anche se nell’Us Army, Johnson faceva il carpentier­e, ha seguito corsi d’addestrame­nto. Sapeva sparare e era in grado di preparare degli ordigni, infatti avrebbero trovato diversi «ingredient­i» nella casa dell’omicida. Che una volta lasciato l’esercito ha continuato a tenersi allenato. Un vicino ha sostenuto di averlo visto simulare tecniche militari nel giardino dell’abitazione. Nessuno però si è insospetti­to. Anche il fatto che avesse un armadio pieno di fucili non è parso strano. Siamo in Texas. E qualche tempo fa un ladro si era introdotto nella villetta riuscendo a portare via cinque armi lunghe.

Un amico, cercando di presentarl­o come un ragazzo tranquillo, si è detto convinto che le uccisioni dei due afro americani in Louisiana e Minnesota abbiano scosso Johnson al punto da farlo «esplodere» in una furia cieca. Spiegazion­e parziale. A rileggere la storia sembra che Micah ci sia arrivato per gradi, covando l’odio poi tramutato in un attentato terroristi­co.

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