Obama saluta l’Europa, torna a casa in anticipo «Ma il nostro Paese non è spaccato dall’odio»
Il presidente incontrerà ufficiali e attivisti: «Non permetteremo che le azioni di pochi ci rappresentino»
Rivederlo da vicino dopo qualche anno fa impressione. Il tempo e l’immenso stress della presidenza hanno scavato il volto di Barack Obama. Non sono solo o tanto i capelli, ormai più sale che pepe. È come se una patina malinconica, una stanchezza endemica siano scese a fargli ombra, scarnificandone i tratti.
Ma l’Obama dell’addio all’Europa, che lascia con un giorno di anticipo per tornare nell’America ferita dalla tragedia di Dallas, porta soprattutto i segni di una tensione devastante: «È stata una settimana dura», esordisce in conferenza stampa, affollata come quelle dei suoi primi viaggi all’estero.
Eppure il presidente americano non rinuncia alla sua cifra, che lo vuole razionale anche nei momenti più drammatici: «Per quanto sia doloroso, nonostante la rabbia, la pena, la confusione generate da questi avvenimenti, l’America non è così divisa come alcuni suggeriscono». E aggiunge: «Noi non permetteremo che le azioni di pochi ci rappresentino. Quello che è successo non è ciò che noi vogliamo essere come americani e questa è la base che ci permetterà di andare avanti in un modo costruttivo e positivo».
Il presidente annuncia che convocherà nei prossimi giorni a Washington un incontro con gli ufficiali di polizia, gli attivisti dei diritti civili e i leader delle comunità per discutere sul da farsi. «Saranno necessarie empatia e comprensione, questo è lo spirito col quale tutti dobbiamo muoverci».
Obama sa di camminare su un sentiero strettissimo: deve allo stesso tempo stigmatizzare le troppe uccisioni di afro-americani e difendere le forze di polizia, che nella capitale texana hanno pagato in grave tributo di sangue. «Gli americani di ogni razza e origine sono indignati per gli imperdonabili attacchi alla polizia, a Dallas o in qualunque altra città. E fra questi sono anche coloro che protestano, le stesse famiglie che si preoccupano del comportamento di alcuni poliziotti. Non c’è divisione su questo. Non siamo improvvisamente tornati indietro agli Anni Sessanta, alle sommosse o alle repressioni».
E non si smentisce neanche questa volta, il presidente che dopo ogni strage non si stanca di invocare misure restrittive sul porto e la vendita d’armi negli Stati Uniti: «Continuerò a parlare del fatto che non possiamo eliminare d’un colpo le tensioni razziali nel nostro Paese, né potremo identificare in tempo ogni pazzo che voglia colpire persone innocenti. Però possiamo e dobbiamo rendere loro più difficile mettere in pratica i loro progetti».