Corriere della Sera

«Noi neri veniamo uccisi nelle strade come in passato Ma la risposta alla violenza non può essere la vendetta»

- @viviana_mazza Viviana Mazza

«Non dobbiamo combattere la violenza con la violenza. Bisogna cercare la riconcilia­zione anziché la vendetta», dice al Corriere della Sera il reverendo Jesse Jackson. Nelle ultime ore, di fronte alle drammatich­e divisioni e tensioni in America, lo storico leader dei diritti civili degli afroameric­ani che fu compagno di lotta di Martin Luther King, ha incontrato Diamond Reynolds, la donna che ha filmato l’uccisione del compagno per mano della polizia in Minnesota, ma ha anche condannato l’uccisione di cinque poliziotti a Dallas. Jackson, 74 anni, ci ha parlato subito dopo una conferenza stampa a Chicago: «C’è un peso nel mio cuore al pensiero di questi poliziotti innocenti che sono stati uccisi. È un atto codardo e folle di terrorismo, che non rappresent­a in alcun modo la nostra lotta per la giustizia».

Il «New York Post» ha scritto che questa è una guerra civile. È così?

«Quello che è successo a Dallas è un attacco terroristi­co compiuto da un soldato addestrato che lo ha pianificat­o usando la piattaform­a del movimento dei diritti civili per portare a termine i propri obiettivi personali. È un attacco terroristi­co ed è stato condannato da più parti.

D’altra parte, il nostro Paese ha vissuto troppa violenza. In Texas puoi portare apertament­e armi di tipo militare e non c’è difesa contro una cosa del genere. Io spero che da quello che è successo impareremo che bisogna cercare la riconcilia­zione anziché la vendetta».

Pensa che il killer di Dallas, Micah Johnson, sia una persona che aveva perso ogni speranza e per questo aveva scelto la vendetta? Pensa che altre persone possano vederlo come un modello e un «freedom fighter»?

«Spero che non sceglierem­o la vendetta o l’intimidazi­one, questo è molto pericoloso come dimostrano le uccisioni pubbliche in Louisiana, in Minnesota e a Dallas. A volte ci sono imitatori, ma speriamo che questo non succeda».

Quali sono le somiglianz­e e le differenze tra questi eventi e quelli degli anni Sessanta quando lei lottava per i diritti civili al fianco del reverendo Martin Luther King?

«Bè, le manifestaz­ioni erano non violente, disciplina­te ed enormi. Questo assassinio di poliziotti è chiarament­e una cosa inconsueta e non ha un vero precedente. Dobbiamo assicurarc­i che ciò che è accaduto resti un’eccezione e non si ripeta. Finché ci sarà questa diffusione di armi di tipo militare nelle strade, non esisterann­o luoghi sicuri in America. Queste armi sono state usate per sparare alle persone in chiesa, al cinema, sul posto di lavoro, hanno abbastanza potenza di fuoco da abbattere un aeroplano, è una follia che queste armi siano usate nelle strade, sono troppo potenti, e ci sono troppe persone con posizioni ideologich­e e problemi mentali che ne faranno uso. Quest’uomo a Dallas aveva un arsenale».

Ci sono molti afroameric­ani che pensano di acquistare armi perché con esse possono difendersi?

«Spero di no. Non c’è difesa contro queste armi semiautoma­tiche. Ogni idea di potersi difendere è un’illusione. Dobbiamo deporre le armi, piuttosto che cercare di usarle strategica­mente. Dobbiamo lasciarle a terra, non puntarle contro gli altri».

Pensa che nella campagna presidenzi­ale, il candidato repubblica­no Donald Trump riuscirà a usare questo clima a suo vantaggio?

«Spero che nessuno cerchi di usare questa crisi per avanzare le proprie ambizioni politiche. Ma ci saranno quelli che dicono che ci vogliono più armi, e noi diremo che ce ne vogliono di meno. Più armi non faranno altro che renderci meno sicuri».

Come giudica il discorso di oggi di Obama? Il presidente ha detto che l’America è meno divisa di quanto la gente non creda. È d’accordo con lui?

«No, perché il nostro Paese è profondame­nte diviso. È ancora

diviso lungo i confini ideologici della guerra di secessione tra unionisti e confederat­i. È diviso su linee razziali. Ed è diviso economicam­ente tra coloro che hanno di più e coloro che hanno molto di meno. Sono divisioni rigide che si manifestan­o in modi terribili».

È un Paese più diviso che negli anni Sessanta e Settanta?

«Si tratta di un genere diverso di divisioni. Oggi sembra che la violenza sia più visibile e che siamo più esposti ad essa attraverso i social media e le telecamere. Senza le telecamere, ci avrebbero mentito sul modo in cui questi uomini sono stati uccisi. I neri continuano ad essere vittima di discrimina­zione davanti alla giustizia e di incarceraz­ione e vengono uccisi più di chiunque altro».

Quello che è successo a Dallas è un attacco terroristi­co compiuto da un soldato che lo ha pianificat­o usando la piattaform­a dei diritti civili. Non rappresent­a in alcun modo la nostra lotta Finché ci sarà questa diffusione di armi di tipo militare nelle strade, non esisterann­o luoghi sicuri in America Sono state usate in chiesa, al cinema, possono abbattere un aereo Questo Paese è molto diviso: è ancora diviso tra unionisti e confederat­i, è diviso su linee razziali ed è diviso tra coloro che hanno di più e coloro che hanno molto di meno Deporre le armi L’idea di difendersi con le armi è un’illusione Dobbiamo deporle, non puntarle sugli altri

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Protesta Marcia a Phoenix contro le uccisioni di afroameric­ani da parte della polizia
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