«Spinta pubblica e privati in campo Non ci sarà un veto europeo»
Mps Non è scontato che siano necessari soldi pubblici. Su Etruria è stata fatta un’operazione di mercato
Il premier Matteo Renzi dice che sulle banche non c’è un problema italiano. Troppo ottimista, non trova?
«Non è questione di ottimismo o pessimismo — risponde Filippo Taddei, responsabile economico del Pd — ma di conoscenza della situazione. Oggi l’Europa è investita da uno shock aggregato post Brexit. È cresciuta l’incertezza. Di conseguenza i mercati sono ondivaghi».
Saranno pure ondivaghi, ma il titolo del Monte dei Paschi ha avuto un tracollo in Borsa e ora capitalizza meno di 800 milioni.
«Pensiamo davvero che i fondamentali di Mps siano cambiati nelle ultime settimane? No, è aumentata l’incertezza. Ma anche i titoli di altre grandi banche in Europa, a cominciare da Deutsche Bank, vanno male. Solo che il problema degli istituti italiani, riguardando i crediti deteriorati, è facile da vedere, mentre quando è costituito dai derivati, cioè da titoli complessi in cui conta l’esposizione netta nelle diverse banche straniere, la criticità è molto più difficile da osservare».
All’incertezza sembra contribuire anche il governo che ancora non ha deciso nulla.
«Il governo ha fissato tre paletti ambiziosi e chiari: soluzione di mercato; uso delle regole Ue; intervento di sistema. Non mi pare poco».
Soluzione di mercato, ma i privati non sembrano intenzionati a mettere altri soldi nel fondo Atlante per rilevare i crediti deteriorati.
«Stiamo cercando di creare un mercato dei non performing loans, finora inesistente. Si tratta di un’operazione complessa, che richiede anche una spinta pubblica. Il governo quindi si sta adoperando sia per un eventuale nuovo apporto della Cassa depositi e prestiti nel fondo Atlante o Atlante bis che sarà, sia per coinvolgere nuovi soggetti, dalle casse previdenziali alle assicurazioni, perché questo mercato può offrire ottimi rendimenti».
Il
mercato non parte perché non si forma il prezzo. Nessuno è disposto a pagare al 40% del valore gli Npl, come vorrebbero le banche.
«Il prezzo dipende anche dall’esistenza del mercato oltre che dalla possibilità di valutare la qualità dei crediti. Più soggetti sono presenti sul mercato, più il prezzo delle sofferenze bancarie cresce».
Nel frattempo, visto che Mps verrà bocciata negli stress test che l’Eba, l’autorità europea, pubblicherà il 29 luglio, bisognerà ricapitalizzare la banca. Come farlo senza sacrificare i 60 mila obbligazionisti subordinati del Monte?
«Non voglio entrare nel caso Mps perché, ripeto, la soluzione deve essere di sistema. La Brexit è stata come un avvertimento. Ora è l’Europa, non l’Italia, che deve domandarsi: signori che facciamo?»
Per ora l’Europa potrebbe opporre un veto a una ricapitalizzazione di Mps che pretendesse di non sacrificare gli obbligazionisti.
«Non ci sarà alcun veto, perché l’articolo 45 della Comunicazione della commissione Ue sul settore bancario autorizza interventi dello Stato nel capitale delle banche in difficoltà, sospendendo il bail in e le conseguenze negative per gli obbligazionisti, quando sia a rischio la stabilità finanziaria del sistema. Le regole UE sono spesso più avanzate di quanto non si dica».
Come spiegherete ai contribuenti l’eventuale impiego di qualche miliardo di euro di soldi publici in Mps?
«Non è scontato che ciò sia necessario. Su Etruria e le altre 3 banche in risoluzione è stata fatta un’operazione di mercato, salvando i correntisti e disponendo il rimborso per gli obbligazionisti».
Ma i decreti attuativi del ancora non ci sono.
«È vero, siamo in ritardo, ma è la prima volta che il governo affrontava una simile emergenza. I decreti arriveranno presto».