Rosato: solo dopo la consultazione si potrà parlare di legge elettorale Ma tra i deputati vedo troppe ipotesi
Renzi con l’Italicum rischia di diventare «il Fassino d’Italia», ha detto al «Corriere» Carlo De Benedetti. State studiando le contromisure, presidente Ettore Rosato?
«Legare gli effetti dell’Italicum a un turno di Amministrative sarebbe un errore. Il che non vuol dire non riflettere con attenzione, anche sulle cose che dice De Benedetti».
Se non cambiate l’Italicum, la tessera «numero 1» del Pd voterà no al referendum.
«Il giudizio sulla riforma costituzionale non può essere condizionato da altri. L’attuale testo della Costituzione è sopravvissuto a tante leggi elettorali diverse, alcune buone come il Mattarellum e alcune pessime, come il Porcellum. La riforma che approviamo è asettica rispetto alla legge elettorale. E quindi non adombrerei il dibattito su questo contenuto molto importante con la discussione, pur legittima, sulla legge elettorale».
Non temete che al ballottaggio vinca il M5S?
«Di solito perde chi ha meno voti, non chi ha la legge elettorale meno conveniente. Io sono ancora dell’idea che l’Italicum garantisca governabilità e rappresentanza. È il frutto di una difficile mediazione, che ha ridato all’Italia una legge elettorale dopo una lunghissima incapacità del Parlamento di farne una diversa dal Porcellum».
Rimettendosi al Parla- mento, Renzi si lascia aperte tutte le strade?
«Fa quello deve fare un premier e un leader. Tiene aperte le porte alle cose che si possono fare, con realismo e con senso di responsabilità».
Stando al sondaggio del «Corriere», dal gruppo da lei presieduto arriva una spinta forte a cambiare l’Italicum...
«Come si vede anche da quei dati lì, non basta volerlo cambiare, bisogna trovare una maggioranza sufficiente per modificarlo e che veda tutti nella stessa direzione».
Franceschini è stato il primo a chiedere di modificare l’Italicum, la preoccupa che una parte del gruppo risponda al ministro della Cultura?
«Il primo è stato Bersani. Franceschini ha raccolto una sensibilità esistente, rimandando peraltro a dopo il referendum».
Non è che lei, presidente, ha perso il controllo del gruppo parlamentare?
«Assolutamente no. Ma poi io rivendico la nostra anormalità. Tra di noi c’è una discussione, dalle altre parti c’è invece l’espulsione».
Aspettate la Consulta o aspettate il referendum?
«Anche Forza Italia oggi ci dice che non vuole modificare l’Italicum prima del referendum. Io penso che, dopo la consultazione, quella sulla legge elettorale sia una discussione che va tenuta aperta, con l’accortezza di non fare polemica e accademia, ma di verificare se c’è un vero consenso verso modifiche puntuali».
Se vincete il referendum...
«Ma noi lo vinciamo».
Il sistema francese proposto da Luciano Pizzetti può essere una soluzione?
«La proposta del sottosegretario dimostra che le alternative sono dieci, non una. Il che depotenzia qualsiasi ipotesi di cambiamento, in questa fase. Spero che dopo il referendum ci sarà più serenità anche nei gruppi di opposizione, per verificare i reali spazi di convergenza. Discuterne oggi, dopo la chiusura di Forza Italia, serve solo a chi rema per il no al referendum».
I quesiti saranno spacchettati?
«La riforma nel suo complesso ha una logica e frazionare i quesiti mi sembra una operazione molto artificiale, però a decidere sarebbe la Corte costituzionale, a cui naturalmente ci rimettiamo».
Martedì al Senato vi aspettate un avvertimento da parte dell’Ncd sugli enti locali?
«Ma no, il rapporto con la coalizione è solido e non vedo all’orizzonte strappi».
Anche il sondaggio del Corriere tra i deputati pd dimostra che bisogna trovare una maggioranza sufficiente per modificarla e che veda tutti nella stessa direzione