La riforma
La riforma costituzionale Renzi-Boschi è contenuta nel testo di legge approvato in via definitiva dal Parlamento il 12 aprile 2016
Il testo prevede il superamento del bicameralismo perfetto con un nuovo Senato in cui siederanno 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 senatori a vita nominati dal presidente della Repubblica
L’aula di Montecitorio assume il ruolo di unica Camera politica, che concede e revoca la fiducia al governo
Le modifiche costituzionali saranno sottoposte a referendum confermativo. Il premier Renzi ha più volte ribadito che in caso di esito negativo lascerà la guida del governo e, nei giorni scorsi, ha evocato il voto anticipato: «Se vince il No il premier, il governo e, ma non spetta a me dirlo, anche il Parlamento, dovrebbero prenderne atto» Spacchettare significa dividere il quesito referendario, che riguarda l’intera riforma costituzionale, in più domande da sottoporre agli elettori sui vari temi trattati dalla legge. I radicali hanno già depositato in Cassazione cinque blocchi di domande: 1) bicameralismo; 2) elezione e composizione del Senato; 3) elezione giudici Corte costituzionale; 4) Titolo V rapporti Stato-Regioni; 5) istituto referendario. Da questo elenco mancano i quesiti parziali sul procedimento legislativo e sull’abolizione del Cnel. In ogni caso, l’operazione spacchettamento sarà molto delicata perché l’esito del referendum con eventuale risultato a «macchia di leopardo» dovrà, in caso di prevalenza del Sì, comunque confermare una riforma coerente ancorata al criterio di ragionevolezza. Chi si prenderà la briga di spezzettare il quesito referendario dovrà usare il bisturi prestando molta attenzione agli effetti collaterali delle singole incisioni. Lo può fare il comitato promotore che riuscirà a raccogliere entro il 14 luglio 500mila firme. In campo ci sono i radicali, il comitato per il No e il comitato per il Sì sostenuto dal Pd. Se nessuno di questi soggetti riesce a raccogliere le firme richieste, la palla potrebbe passare in ultima analisi ai parlamentari.