Afghanistan, l’Italia in prima linea fino al 2020
Al vertice Nato le decisioni per prolungare la missione: avremo il comando con Germania e Turchia Renzi: «Impegno strategico, faremo tutti i passaggi in Parlamento». Più impegno anche sul fronte libico
Se una chiara indicazione emerge dal vertice Nato chiusosi ieri sera nella capitale polacca, è che per la prima volta, pur tra contraddizioni e differenze, l’Alleanza ha cercato e in qualche modo trovato una postura strategica globale.
«Mai in 70 anni — ha detto Barack Obama in una conferenza stampa che è stata anche una riflessione sui suoi 8 anni di politica estera — l’Alleanza ha dovuto affrontare tante sfide e pericoli tutti allo stesso momento».
Acquisita la decisione di rafforzare militarmente il fianco Est, per rassicurare gli alleati polacchi e baltici di fronte alla nuova assertività della Russia, la Nato ha ieri rivolto il suo sguardo ai pericoli posti dal terrorismo, dalle minacce ibride, dalle crisi regionali, dalle pressioni migratorie, facendo sua un’agenda d’impegni ambiziosa e proiettata a 360 gradi.
Snodo centrale è un rafforzato sostegno ai Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, minacciati dall’estremismo jihadista. Il segretario generale Stoltenberg ha annunciato nuovi piani di addestramento per le forze irachene direttamente in Iraq, la creazione di centri di intelligence in Tunisia e Giordania, programmi di capacity building in Libia per costruire le nuove istituzioni statali, l’impiego dei laboratori volanti, gli Awacs atlantici, in appoggio alla coalizione anti-Isis in Siria e Irak, il lancio di una nuova operazione navale nel Mediterraneo con compiti di contrasto dei traffici illeciti e del terrorismo clandestino.
Forse la decisione più significativa di ieri è il prolungamento fino al 2020 della missione Nato in Afghanistan, che vede l’Italia in prima linea. Il nostro Paese rimarrà infatti con Germania e Turchia alla guida dell’operazione, possibilmente mantenendo l’attuale livello di presenza di 950 militari. «Ci viene chiesto — ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi — di continuare il lavoro in Afghanistan e il governo condivide questo impegno perché lo considera strategico. Tutte le procedure saranno portate in Parlamento, sia in termini di stanziamento sia in termini di invio di truppe».
Nei tre anni dal 2107 al 2020, la Nato si impegna a finanziare per 1 miliardo di dollari l’anno la formazione delle forse di sicurezza afghane, compensando in tal modo la parziale riduzione dei fondi previsti dal Pentagono, che comunque rimangono intorno ai 3,5 miliardi di dollari l’anno.
Renzi si è detto «soddisfatto» per i risultati del vertice polacco, dal quale esce la conferma che «l’Italia è tornata ad avere un ruolo»: «Siamo un grande Paese che viene ringraziato per l’aiuto alla comunità internazionale». Il capo del governo ha confermato anche l’invio, anticipato ieri dal nostro giornale, di 150 soldati italiani in uno dei quattro «battle groups» che verranno schierati sul fianco Est. Toccherà al ministro della Difesa, Roberta Pinotti, definire i dettagli della missione, ma con ogni probabilità il contingente italiano andrà in Lettonia, sotto comando canadese.
Il contributo a una risposta forte in termini di deterrenza nei confronti della Russia, ha detto Renzi, non va confuso con la volontà di tornare a un clima da Guerra Fredda, che il premier ha definito «fuori dalla realtà».
Il capo del governo ha anche partecipato nel pomeriggio all’incontro con il presidente ucraino Poroshenko, insieme a Obama, Angela Merkel, il francese Hollande e il
Obama «Mai in 70 anni l’Alleanza ha dovuto affrontare tanti pericoli tutti allo stesso tempo»
britannico Cameron. Alle lodi per i progressi compiuti in tema di riforme economiche, i leader occidentali hanno però aggiunto l’invito a Kiev a lavorare di più per consolidare questi risultati e fare la sua parte per l’applicazione degli accordi Minsk. Ma come ha detto Obama «nessuna normalizzazione dei rapporti con Mosca sarà possibile fin quando la Russia non rispetterà tutti gli impegni previsti dall’intesa».
Al suo ultimo vertice Nato, il presidente americano ha usato toni da cerimonia degli addii. «Nella buona e nella cattiva sorte — ha detto — l’Europa potrà sempre contare sugli Stati Uniti, quello che non potrà mai cambiare è il nostro impegno alla sicurezza e alla difesa del Continente e del rapporto transatlantico».