«Io migliore perché sono madre» Londra, fango tra le aspiranti premier
Leadsom attacca May, poi fa retromarcia. E una donna sfida Corbyn
Se c’è qualcuno che ancora crede che in politica debba esserci un confine etico oltre il quale non ci si deve spingere, eccolo servito: Andrea Leadsom, che contende a Theresa May la guida del governo britannico, si dice convinta che, essendo una madre, sarà un primo ministro migliore della rivale. La May non ha potuto avere figli.
Nella lotta appena cominciata nel partito conservatore per la successione a Cameron, dimessosi dopo il disastro del referendum che ha dato il via alla Brexit, la Leadsom, 53 anni, ministro dell’Energia, è arrivata seconda un po’ a sorpresa incassando dai parlamentari Tory 84 voti contro i 199 che hanno spinto al primo posto Theresa May, 59enne ministro dell’interno. A decidere chi andrà al numero 10 di Downing street saranno il 9 settembre 150 mila iscritti al partito. In quello che appare un primo tentativo scomposto di riguadagnare terreno, Andrea Leadsom usa come una clava l’argomento figli (ne ha tre) che in politica viene sfruttato dai candidati per convincere gli elettori di essere come loro, di aver gli stessi loro problemi. Premesso che, per carità, lei non vuole speculare sulla mancata maternità della May, perché sarebbe «davvero orribile», in un’intervista al Times dichiara candidamente: «Io sento che se sei mamma hai davvero a cuore il futuro della tua nazione» e, riferendosi alla rivale, aggiunge che «può darsi che lei abbia molti nipoti, ma io ho figli che avranno figli i quali avranno parte in ciò che accadrà dopo». Il Times, schierato a favore della May, mette l’intervista in prima pagina e titola: «Essere madre mi avvantaggia sulla May». La vicenda rischia di incrinare ulteriormente la reputazione della Leadsom già messa in pericolo nei giorni scorsi quando fu accusata di aver esagerato sulla sua esperienza professionale nella City. Lei si affretta a smentire di prima mattina quando l’incendio già divampava sostenendo che il suo pensiero è stato «travisato» riportando «l’esatto opposto di quello che avevo detto», che quello è giornalismo di infimo ordine, anche perché dice che aveva avvertito il Times che quanto aveva detto sulla mancata maternità della May non
aveva alcuna connessione con la nomina, visto che «tutti hanno a cuore allo stesso modo il futuro della nostra nazione». Per tutta risposta, il quotidiano diffonde la registrazione dell’intervista che conferma tutto.
Nessuna reazione dalla May che proprio ieri in un’intervista al Daily Mail parla della questione figli: «Io e mio marito non abbiamo potuto averne, l’abbiamo accettato e superato. Spero che nessuno possa pensare che questo possa avere importanza». Si limita ad un tweet in cui ricorda alla rivale di averle proposto di impegnarsi con lei in una campagna «pulita» che resti «nei limiti accettabili del dibattito politico». Non è servito, evidentemente.
Intanto si apprende che anche per il Labour il futuro potrebbe essere in rosa: Angela Eagle lunedì ufficializzerà la sfida al leader dell’opposizione Jeremy Corbyn, sempre più contestato e traballante dopo la sconfitta nella campagna per il no alla Brexit.
Il voto a settembre I 150 mila iscritti al partito decideranno il 9 settembre chi andrà al n°10 di Downing street