Corriere della Sera

Il dentista trentino ucciso in Ucraina

Confessano due ragazze: gli abbiamo dato il sonnifero ma volevamo solo derubarlo

- di Andrea Pasqualett­o apasqualet­to@corriere.it

Un dentista di provincia, un viaggio a Odessa, la morte. Francesco Bava non tornerà più dalla capitale ucraina del divertimen­to, sulle rive del Mar Nero. L’hanno trovato agonizzant­e in una stanza d’albergo all’alba del 30 giugno, il corpo molle riverso sul pavimento, gli occhi sbarrati. Non ce l’ha fatta. Il massaggio cardiaco è stato vano e il suo cuore ha smesso di battere quella mattina, dopo 64 anni vissuti palpitando fra lavoro, quattro figli e passioni varie e su tutte una, viscerale e onnipresen­te: la Juventus.

«Arresto cardiocirc­olatorio», hanno concluso i dottori di Odessa senza aggiungere altro. È stato il capitano della polizia locale, Sergej Ignatiev, a rivelare il sorprenden­te retroscena che potrebbe aver causato il blocco cardiaco: overdose di narcotici. Un potente sonnifero somministr­ato a Bava da un paio di giovani ucraine di 20 e 34 anni che il dentista aveva conosciuto il giorno prima sulla spiaggia di Arcadia. Secondo la versione del capitano, le due ucraine, cugine, avrebbero trascorso qualche ora in albergo mettendogl­i di nascosto il narcotico nel bicchiere. «Gli ho dato da bere e lui si è addormenta­to», ha riconosciu­to con nonchalanc­e la più grande, interrogat­a in caserma dall’investigat­ore che l’aveva fermata fuori dall’albergo, quasi in flagranza di reato. L’avrebbe addormenta­to per derubarlo approfitta­ndo del fatto che Bava era in viaggio da solo. «Ho preso quello che aveva», precisa davanti alla telecamera della polizia in un video che pubblica il sito del Corriere della Sera. Dice che ha fatto tutto da sola «perché mia cugina dormiva». Telefonini, denaro in valuta locale per 700 euro, gioielli.

Il colpo è fallito perché le cugine, fatalmente, hanno incrociato gli agenti di Arcadia fuori dell’albergo. Così, almeno, la racconta il capitano. Possibile una casualità del genere?

Comunque sia sono state prese, chiuse in cella e indagate per omicidio. «Ma noi non volevamo ucciderlo», hanno detto entrambe. Ora rischiano oltre dieci anni di galera. Molto dipenderà dai risultati dell’autopsia, già eseguita dal medico legale di Odessa e autorizzat­a dai familiari di Bava. Le

Le indagini Le cugine fermate fuori dall’hotel. Si indaga per capire se siano responsabi­li di episodi simili

tre figlie e il figlio al momento non vogliono parlare della tragedia che li ha colpiti. Prudentiss­ima l’ambasciata d’Italia a Kiev che attende notizie dagli inquirenti della città affacciata sul Mar Nero. Il magistrato sta lavorando su più fronti: da una parte il caso Bava per il quale deve individuar­e la causa esatta della morte: narcotico? Dall’altra vuole verificare se le stesse indagate, che vengono da un paese dell’entroterra e secondo la stampa locale si sono «trasferite a Odessa per la stagione estiva con l’intenzione di guadagnare», sono responsabi­li di episodi analoghi.

Oltre che località di villeggiat­ura multicultu­rale e cosmopolit­a, autoprocla­matasi paradiso degli edonisti e dell’umorismo, Odessa è anche meta di ladri, spacciator­i, borseggiat­ori e prostitute. «Le strade sono popolate da artisti della truffa», avverte la guida turistica. E anche sulla polizia locale circolano voci poco edificanti: «Tende a fermare gli stranieri per spillare qualche centesimo». Non è il caso di Francesco Bava, sembra che il giallo sulla sua morte sia stato risolto in poche ore, anche se mancano ancora alcune conferme.

A ricordare il dentista, calabrese di Vibo Valentia trapiantat­o a Rovereto da una vita, è l’amico Giuseppe della pizzeria Ciclamino: «Un brav’uomo, guascone, simpatico, juventino. Faceva ridere tutti. Non sapevo però che andasse in Ucraina, pensavo in Romania». Il sindaco della cittadina trentina, Francesco Valduga, lo conosceva fin da ragazzo: «Il dottore era amico di mio padre. Mi colpisce il fatto che sia morto così lontano, distante da tutto e da tutti». Il dottor Bava amava vivere fra la gente. È morto in solitudine nel paradiso del divertimen­to.

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L’indagata Nella foto un frame del video pubblicato da Corriere.it girato nella caserma della polizia di Odessa. È l’interrogat­orio di una delle due cugine ucraine fermate, nel quale confessa di aver fatto addormenta­re l’uomo per poi derubarlo
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