Corriere della Sera

Gli scienziati hanno osservato un pianeta gigante dove ogni giorno ci sono tre albe e altrettant­i tramonti Così lo Spazio supera la fantasia di «Star Wars»

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giovane, per il concetto di età degli astronomi: sedici milioni di anni. È anche uno dei pochi pianeti al di fuori del sistema solare che sia stato possibile fotografar­e. Dipende dal fatto che, anche nello spazio, più un oggetto è grosso, più è facile fotografar­lo di lontano. E HD 131399 Ab (urge trovargli un nome più attraente) è decisament­e grosso. È quattro volte più grande di Giove, che a sua volta è undici volte più grande della Terra.

La sua orbita dovrebbe essere instabile a causa dei complessi campi gravitazio­nali, e causare l’espulsione del pianeta dal suo affollato sistema solare. Il fatto che ciò non avvenga è un possibile indizio che sistemi del genere possono essere più comuni di quanto si immaginass­e. E pensare che quando nel 1977 uscì nei cinema il primo episodio di «Star Wars» gli spettatori rimasero a bocca aperta vedendo i due Soli di Tatooine, il pianeta di Luke Skywalker. Come spesso accade, la realtà supera la fantasia. HD 131399Ab di Soli ne ha addirittur­a tre, visibili contempora­neamente in cielo per tutta la durata dell’orbita del pianeta, che è di 550 anni.

Se il pianeta fosse abitato, i suoi improbabil­i nativi avrebbero probabilme­nte grossi problemi con gli oroscopi, ma non con l’ora della sveglia, dato che, stando agli scienziati, il movimento delle tre stelle produrrebb­e una sola alba e un solo tramonto al giorno: insomma, un lato del pianeta illuminato ed uno in ombra, come sulla Terra. Oppure, secondo un’altra ipotesi, potrebbe produrre tre albe e tre tramonti al giorno: pensate che occasione per gli innamorati. L’elevata temperatur­a (580 gradi Celsius) e il fatto che non sembra avere una superficie solida fanno sì che HD 131399Ab abbia peraltro un interesse più scientific­o che pratico.

Il primo autore umano a descrivere un pianeta che orbita attorno a due stelle fu l’americano Hal Clement nel lontano 1953, con «Mission of Gravity» (edizione italiana: «Stella doppia 61 Cygni», 1954). Il protagonis­ta del suo romanzo era Barlennan, un nativo del pianeta Mesklin, popolato da forme di vita basate sul metano anziché sul carbonio. Il romanzo di Clement non era frutto di pura fantasia: si basava sulla scoperta, avvenuta nel 1942, del primo sistema solare binario. Gli astronomi americani, basandosi sulla variazione nelle orbite delle due stelle del sistema solare 61 Cygni, avevano ipotizzato l’esistenza di un pianeta gassoso — non rilevabile dagli strumenti dell’epoca — con una massa pari a circa sedici volte quella di Giove. È uno dei pochi pianeti al di fuori del sistema solare che sia stato possibile fotografar­e

Fotografie

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