Corriere della Sera

AGLI INGLESI PIACE IL LATINO (MOLTO PIÙ DELL’EUROPA)

- Gianna Fregonara

Gli inglesi che vogliono lasciare l’Europa hanno invece riscoperto le origini «europee» della loro cultura. O almeno sembra, non solo perché Brexit non è altro che un neologismo che viene dal latino Britannia exit, ma perché nel momento in cui oltremanic­a rivendican­o lo splendido isolazioni­smo e la «secessione» dal continente che non hanno mai amato, gli inglesi hanno riscoperto il latino. Provate a chiedere ad un liceale italiano non rimandato se vuole passare l’estate a fare un campus sull’Eneide, o a studiare Cicerone. Ebbene mentre i nostri figli varcano i gate dei nostri aeroporti con le low cost per approdare a Brighton, Londra, Cambridge o Bath per studiare l’inglese, i loro coetanei danno l’assalto ad abbazie e campi estivi in cui si fa latino intensivo: dai 12 anni in su, recitano le pagine web delle associazio­ni che promuovono la lingua di Virgilio e di Catullo e che hanno fatto il tutto esaurito. Il King’s College di Londra offre dal 2010 due sessioni di sei settimane, l’Abbazia di Saint Albans ha adibito il chiostro ad aula a cielo aperto per stare a contatto con la storia e per rivitalizz­are (o imparare, si parte dai ragazzi delle medie) il latino, per non parlare di veri e propri «Latin camp» da 700 sterline (800 euro) a settimana, vitto e alloggio incluso.

A scuola invece il latino in Inghilterr­a si continua a studiare poco. E’ vero che anche da noi le lettere classiche stanno perdendo fascino se solo 6 ragazzi su 100 affrontano il liceo classico. Oltremanic­a il latino non è mai una materia fondamenta­le, e come studio complement­are esiste nel 60 per cento delle scuole private d’élite e solo in 600 scuole pubbliche su 4.000. Dieci anni fa quando erano appena 100, il governo decise allora di finanzia il Cambridge Schools Classics Project con 500 mila sterline per diffondere lo studio del latino: anche online, dove non ci sono insegnanti. Uno dei più importanti sostenitor­i dello studio del latino è sempre stato Boris Johnson, che forse dell’Europa salverebbe solo le lingue degli antichi.

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