Corriere della Sera

Dionne Warwick: le canzoni devono regalare positività

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Anteprima mondiale Tra gli appuntamen­ti più attesi a Ischia , «Nerve», film diretto da Henry Joost e Ariel Schulman, in programma domani a Lacco Ameno. Nella foto, una scena con la protagonis­ta Emma Roberts, nipote di Julia Bacardi avevano letto la mia autobiogra­fia, My Life As I See It, e ne hanno ricavato la sceneggiat­ura di Randall Jahnson (scrisse “The Doors” di Oliver Stone). Ma già la vita di Andrea è un film, la famiglia di operai, le merendine vendute a scuola spacciando­le per prelibati dolci canadesi, il bullismo di cui fu vittima, gli aiuti dei frati di Cassino per i suoi primi impegni nel cinema, l’arrivo a Los Angeles... Quanto al mio film, si basa sui miei primi passi come cantante, a East Orange, la cittadina del New Jersey in cui sono cresciuta. Vengo da una famiglia di cantanti gospel e il mio destino era tracciato. Non potevano fare scelta migliore per me. Cantavamo in chiesa, mamma divenne mia manager. Ho debuttato a sei anni nella congregazi­one dei miei nonni. Il gospel è rimasto sempre dentro di me».

Ha vissuto il razzismo nella musica?

«Sono stata fortunata, le barriere le hanno rotte quelli che sono venuti prima di me, Ella Fitzgerald, Nat King Cole. Mi hanno accolto come se fossi una loro baby».

Nel suo biopic non vedremo Burt Bacharach.

«Burt arrivò dopo. E non dimentichi Hal David, il paroliere: ha avuto la stessa importanza di Burt. Eravamo amici, c’era una chimica straordina­ria tra noi. Hanno scritto per me, il mio vestito su misura, nessuno avrebbe potuto indossarle nello stesso modo. Erano sempliceme­nte le più belle melodie che avessi mai ascoltato».

Il mondo discografi­co è totalmente

Voce da lady Dionne Warwick viene premiata oggi a Ischia per la carriera: presto si girerà un film sulla sua vita. Protagonis­ta, LeToya Luckett

cambiato.

«Tutto quello che posso dire è che, rispetto a quando ho cominciato io, non è un’altra epoca: è un’altra era! Ma alla fine ciò che conta è il talento».

Lei ha duettato con le voci più celebri. Con chi vorrebbe cantare?

Con la morte di mia cugina Whitney Houston ho perso una parte di me: ricordiamo­la solo con le sue canzoni

«Esatto. Con la sua morte ho perso una parte di me, mi piacerebbe che si parlasse di lei attraverso le sue canzoni, la sua eredità. Ma vedremo sua madre, cioè mia zia Cissy Houston. Con lei, e con mia sorella Dee Dee formammo un coro gospel: le Gospelaire­s».

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